Lo stesso copione si ripete e non c’è nessun happy ending. Ieri si è consumata una delle giornate più tristi per la città di Gorizia: il Consiglio Comunale ha negato la cittadinanza a Liliana Segre.
Gorizia, città in cui l’intera comunità ebraica è stata spazzata via in una notte, in cui a un bambino innocente, Bruno Farber, è toccata in sorte la deportazione e l’uccisione ad Auschwitz, non ha saputo accogliere unitariamente la mozione della Consigliera Tucci, con la quale si chiedeva di conferire la cittadinanza onoraria alla Senatrice a vita Liliana Segre (richiesta peraltro emendata dietro suggerimento della maggioranza stessa così da includere, come è giusto, l’intera comunità ebraica goriziana).
Non scriverò cosa hanno ascoltato le mie orecchie e non mi soffermerò sulla forma sgangherata di molti discorsi, mi limiterò a fare una riflessione sul concetto di strumentalizzazione che spesso viene vomitato addosso a chi sta dall’altra parte, ovvero all’opposizione.
E partirò non dalla mozione di ieri, ma da un altro caso, anch’esso tacciato di strumentalizzazione, la bandiera gialla con la scritta Verità per Giulio Regeni.
Qualcuno non accetta il silenzio, non vuole che una vicenda così grave cada nel dimenticatoio, si batte perché vi sia, prima o poi, giustizia con tutti i mezzi a disposizione (una manifestazione, una spilla, un braccialetto o una bandiera), questo qualcuno magari è collocato a sinistra e altri lo seguono… Ma questo forse impedisce a chi ha idee politiche diverse di schierarsi a fianco della legittima richiesta di due genitori e di un’intera comunità di avere giustizia? Cosa impedisce di schierarsi a fianco della civiltà?
Cosa ha impedito ieri sera alla destra e al centro destra di concedere la cittadinanza onoraria a una donna di quasi 90 anni che è sopravvissuta all’abominio dell’olocausto? Non è una faccenda partitica, come qualcuno vorrebbe far intendere, è una “banale” questione di civiltà, così “banale” che sarebbe già stato sconvolgente se la mozione non fosse passata all’unanimità, invece da noi si è successo di peggio: non è passata proprio.
Allora il punto non è che una certa questione sia di sinistra, ma l’assenza della destra dai luoghi e dalle occasioni in cui è in gioco la civiltà.
Faccende come quelle sopracitate sono così immense nella loro gravità, lasciano dietro di sé un vuoto così grande che tutti dovrebbero sgomitare per occuparlo, a destra, in centro, a sinistra, fuori e dentro il nostro Paese.
D’ora in poi, invece di prendere la strada più semplice e accusare di strumentalizzazione, cominciate a pensare perché certe questioni non vi riguardano. E a riflette sul fatto che il problema non è il marchio di una certa parte politica, ammesso via sia, ma l’assenza dell’altro. Eleonora Sartori
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