Da sempre la migrazione si accompagna all’evoluzione delle specie e della specie umana in particolare. La attuale popolazione mondiale presenta una variazione genetica molto piccola e ciò suggerisce che siamo tutti discesi da un piccolo gruppo iniziale originario dall’Africa.
Fin dalla sua comparsa in Africa nel Paleolitico, il genere Homo, si è dimostrato particolarmente invasivo rispetto alle altre specie, grazie alle caratteristiche della stazione eretta, del bipedismo e conseguente uso libero delle mani, e infine dell’allungamento del periodo dello sviluppo infantile. I nostri progenitori hanno valicato i confini dell’Africa, per espandersi in Eurasia e pian piano, molto lentamente, hanno popolato il mondo intero.
Le grandi migrazioni preistoriche hanno seguito sempre gli stessi percorsi partendo dal Corno d’Africa, mentre il Medio Oriente ha rappresentato un crocevia di smistamento delle successive diramazioni verso il Caucaso e verso l’Europa, e il mare Mediterraneo ha sempre rappresentato un essenziale crocevia nordorientale, esattamente come avviene oggi.
Nei millenni il clima è stato il principale motivo di spostamento di popolazioni, che fin dall’antichità hanno cercato paesi fertili e clima favorevole alla sopravvivenza, ed è ciò che in parte avviene anche oggi. Un salto evolutivo genetico deve aver favorito lo sviluppo di Homo sapiens con la comparsa dell’intelligenza simbolica: le facoltà cognitive e linguistiche ci hanno reso creativi e distruttivi, con una propensione alla dispersione e all’espansione mai vista prima. Accadeva parecchie migliaia di anni fa. Era nato l’uomo che conosciamo e in cui ci riconosciamo.
Attorno a fonti d’acqua sorsero le prime comunità agricole stanziali, popoli e civiltà. Homo sapiens cominciò a diventare sedentario, spostarsi diventò un’opzione eventuale e non più necessaria. Emersero nuove e rilevanti migrazioni esplorative, migrarono gruppi e tecniche, nacquero le città, il commercio, i miti, si svilupparono la cultura e le regole del vivere civile.
Con lo sviluppo delle società organizzate iniziarono anche le guerre fra popoli diversi, e alla guerra si associò la schiavitù, principale causa di migrazioni forzate. Ben presto territori e umani cominciarono ad avere confini rigidi. Culture, lingue, religioni, cominciarono a marcare i confini.
Le modalità delle migrazioni cambiarono, si distinsero gli immigrati dagli emigranti, gli schiavi dai salariati, gli stranieri, i barbari, i profughi, i viaggiatori… In periodi più recenti, con un relativamente rapido passaggio evolutivo, si sviluppò la scienza, l’espansione degli stati europei, il colonialismo, lo sfruttamento dei paesi poveri.
Da “Out of Africa” si passò in breve ad “Out of Europe”, i principali paesi europei invasero e colonizzarono gran parte dell’Africa e dell’America, imponendo la civiltà, la religione, il linguaggio. Decine di milioni di africani vennero deportarti nelle Americhe. E quindi la rivoluzione industriale, la globalizzazione, fino agli attuali cambiamenti climatici e antropici, segnarono la storia moderna.
Ma allora, quali sono le radici profonde dell’attuale fenomeno migratorio? Da dove vengono, dove vanno, quanti sono e soprattutto perché migrano gli attuali migranti?
Ce lo racconterà venerdì 13 dicembre alle ore 18 il dottor Giannino Busato, una persona, un medico, che ha vissuto, esercitato e conosciuto profondamente l’Africa, lasciamo che risponda alle nostre domande… La mala pianta e le sue inestirpabili radici. Maria Teresa Padovan
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