Sabato la manifestazione di ANPI e di altri partiti e associazioni ha contestato un aspetto della Decima che va ricordato: i marò odiavano gli slavi a prescindere dalle loro idee, fossero stati “titini” o domobranzi per loro era lo stesso: li disprezzavano in quanto slavi. Per questo, e per la loro inettitudine militare, furono allontanati dai tedeschi che volevano mantenere nel territorio annesso una certa calma, che consentisse di combattere senza ulteriori problemi.
Ed è per questa consapevolezza che quest anno la manifestazione di ANPI ha avuto una grande copertura mediatica da parte della stampa slovena, che conosce la storia e se ne indigna. Assurdo dunque l’accoglimento in un momento in cui le due città si impegnano per essere capitali della cultura.
Da millenni la cultura è scambio, confronto, contaminazione. Rimettere in moto i fantasmi del razzismo e dell’esclusione ci fa tornare indietro, all’incendio del Narodni Dom, il palazzo della cultura slava a Trieste, dove nel 1920, esattamente un secolo fa, il fascismo ebbe inizio.
Stessa logica di esclusione e di morte che abbiamo contestato domenica, nella manifestazione di rabbia e dolore per la morte dell’immigrato georgiano. Il CPR, luogo di reclusione per persone che non hanno più il permesso di soggiorno, cosa che accade per motivi semplici come la perdita del posto di lavoro, sembrano carceri di massima sicurezza, dove la gente si dispera e muore. I CPR devono essere chiusi, deve essere ripristinata l’accoglienza diffusa, eliminati i decreti sicurezza, l’emigrazione deve essere vista con criteri di razionalità e umanità. Questo ci aspettiamo dal governo in tempi rapidissimi.
E’ ipocrisia celebrare il 27 gennaio, il giorno della memoria dei deportati nei lager nazisti, gridare “mai più” e poi tenere aperti i CPR, i campi di concentramento dell’epoca contemporanea. Anna Di Gianantonio
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