Cominciamo correggendo il testo e consigliando agli autori di non fidarsi mai di Google translator: Gorica kriči nikoli več antifašizma!
Passano i giorni ma gli adesivi “Gorizia grida: mai più antifascismo” sono ancora lì. Non solo non sono stati rimossi, ma non abbiamo letto o ascoltato parole di condanna, spese a fiumi in altre occasioni. Come interpretare questo non intervento di rimozione e questo silenzio?
Come interpretare la presenza, sull’adesivo incriminato, della lingua slovena, peraltro scorretta dal punto di vista grammaticale? Infine, la nostra città, alla luce di quanto accaduto e accadrà, si merita la candidatura a capitale della cultura assieme a Nova Gorica?
Ognuno si darà la risposta che crede.
Proprio ieri passando per piazza Vittoria ho notato un’altra vergogna: i cartelloni del ‘900 sono ancora imbrattati con la vernice nera. Ora, io non so se le telecamere abbiano ripreso l’autore, se quest’ultimo sia riconoscibile e denunciabile… La giustizia, ammesso che si stia procedendo, ha i suoi tempi. Mi chiedo cosa pensino i turisti che arrivano a Gorizia e che trovano questo bellissimo biglietto da visita. Non era forse il caso di ripulirli/ristamparli?
Candidarsi per la capitale della cultura, ambire ad essere finalmente una meta turistica, necessita di un’attenta pianificazione, gestione, organizzazione… Ma soprattutto impone di aver fatto i conti con un passato che in ogni momento di crisi ritorna con tutta la sua forza.
Commemorazioni, lapidari… Ma siamo sicuri che Gorizia 2020 o 2025 abbia bisogno di questo? La risposta può anche essere affermativa, ma allora rinunciamo a piè pari a imbarcarci in progetti futuristici alimentando magari le illusioni di tutti gli operatori economici che sperano sempre in una possibile immediata ripresa. E non fingiamo di arrabbiarci se a Trieste non solo non ci sostengono, ma appoggiano un’altra candidatura. Gorizia non sarà una seconda Matera, e mi duole ammetterlo.
E’ il tempo di farsi tutte le domande rimaste in sospeso negli ultimi vent’anni (almeno) e di avere l’onestà intellettuale di darsi le risposte giuste. Eleonora Sartori
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