Accogliere istituzionalmente la Decima mas appare ancora più sbagliato dopo aver ascoltato la bella relazione di Luciano Patat sulla formazione di Junio Valerio Borghese. Perché se una cosa si può dire è che essa fu ferocemente anti partigiana e anti slava. E se l’essere contro” i ribelli” era per i tedeschi un merito, l’essere anti slava non lo fu davvero, perchè le risse, le bombe, le botte e gli insulti dei marò presero di mira non solo i “titini”, ma anche i domobranzi slavi, le truppe collaborazioniste dei nazisti, che infatti si vendicarono facendo saltare il monumento ai caduti della prima guerra mondiale nel parco della Rimembranza.
Istigare all’odio nazionale non era precisamente quello che volevano i tedeschi, che desideravano mantenere la pace in città e richiamarono più volte all’ordine i seguaci di Borghese, che ai tedeschi dovevano totale obbedienza. Tanto anti slava era la Decima e così poco addestrata all’uso delle armi che fu criticata non solo dai funzionari fascisti della RSI, ma pure dai tedeschi, che dopo la sconfitta subita a Tarnova, la ritenne inutile politicamente e militarmente e la allontanò da Gorizia, facendo affluire nuove truppe collaborazioniste di origine serba. Altro che difesa dell’italianità!
Al di là di questo perchè riaprire una vecchia ferita, dopo che ogni anno si chiede di modificare la cerimonia rendendola privata, senza la presenza con tricolore degli assessori e dei consiglieri? Ma è evidente: i colpevoli delle tensioni già ci sono. Basta infatti dire che quelli che producono lacerazioni non sono le istituzioni ma quelli che protestano perchè i labari funebri con i teschi entrano nel palazzo del Comune, sono quelli che si indignano per i saluti romani e per gli inni fascisti in Comune, sono quelli che dicono che i nomi degli incisi sul Lapidario che non c’entrano nulla andrebbero tolti, sono quelli che mettono in discussione molte false notizie che si sono dette in settanta anni di guerra fredda, dove le vittime erano sempre i “boni italiani” e i cattivi gli slavo comunisti e chi osava dire qualcosa era colpevole di non provare pietà per i morti e di giustificare le foibe. Quindi per non dividere la bella Gorizia c’è un solo modo di fare: tacere e ingoiare. Se qualcuno alza la cresta c’è poi la solita frase “basta con il passato, i problemi sono ben altri!”
Purtroppo a Gorizia i problemi sono di due categorie: quelli urgenti e attuali e i “ben altri” ma i ben altri sono sempre serviti storicamente per giustificare il fatto che i problemi urgenti non si sono mai risolti. Quando sei in crisi e la città va a rotoli c’è sempre un nuovo lapidario, una nuova foiba da scoprire o una nuova organizzazione neo fascista da salutare per rafforzare l’orgoglio goriziano, indicare il nemico interno e far dimenticare il resto. Anna Di Gianantonio
Buon intervento. Sottoscrivo.
Certo Anna i nostri amministratori, che hanno giurato sulla Costituzione, portatrice di ideali democratici e pluralisti, continuano a commemorare un’accozzaglia di banditi che nei loro ideali e nelle azioni hanno dimostrato di disprezzare e non solo, ancora oggi, i pochi reduci e simpatizzanti dicono di richiamarsi a quegli “ideali”, razzisti prevaricatori. Non hanno mai chiesto perdono per quanto commesso, ma pretendono rispetto e che la loro presenza in queste zone (storicamente meschina) venga riconosciuta come “eroica”. Un’altra mistificazione in linea con la loro arrogante prepotenza. Se è vero che la Costituzione da spazio a tutte le idee, quelle che manifestamente sono razziste e violente, non dovrebbero essere tollerate.