Ricordiamo oggi nel Giorno della Memoria la distruzione delle comunità ebraiche in Europa e le migliaia di antifascisti e antinazisti morti nei lager. 1200 furono i deportati politici da Gorizia, 1306 da Udine e 1304 da Trieste: il numero di internati maggiore del paese.
Come mai tante vittime dei lager proprio nel nostro territorio? Perchè qui la guerra scatenata da Hitler e Mussolini fu guerra totale, guerra senza esclusione di colpi, non solo agli eserciti nemici, ma anche ai civili, italiani e sloveni, che appoggiavano la Resistenza.
Per loro c’erano i luoghi di tortura come l’Ispettorato Speciale, il carcere di Palmanova, diretto da Remigio Rebez della Decima mas, la Risiera di San Sabba che serviva come lager di transito verso la Germania, ma dove vennero uccise tra le due mila e le quattromila persone, i campi di concentramento di Rab, Visco, Fossalon, Sdraussina, Gonars, il confino, il carcere.
Chi lottava contro l’occupazione italiana e tedesca aveva il paese incendiato, il bestiame razziato, i raccolti distrutti. Oggi le armi per depotenziare quella tragedia non sono la negazione di quanto accadde, ma la confusione, l’equiparazione di vittime e di carnefici, la mistificazione dei fatti, la assoluzione collettiva dalle colpe, perchè quelli che combattevano accanto a Hitler e a Mussolini erano giovani o sono vecchi.
L’unico antidoto perchè quelle tragedie non tornino più è pensare che esse nacquero all’interno di un sistema democratico in crisi, non furono frutto di un colpo di stato. Nella democrazia si annida il virus del razzismo, dell’esclusione, della mancanza di diritti e contro l’infezione dobbiamo controllare l’emergenza dei sintomi. Serve poi la conoscenza della storia, lo studio, il rifiuto dei luoghi comuni e del sentito dire. Occorre impegno e coraggio, l’eredità che ci hanno lasciato coloro che oggi ricordiamo. Anna Di Gianantonio
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