Quante volte ci siamo lamentati che la nostra città è deserta. Ora è deserta davvero, e non solo di sera. SEMPRE. Ci siamo lamentati anche del contrario, ovvero di quei pochi “schiamazzi” che c’erano, peraltro tutti confinati nel centro.
Come state ora, cari concittadini? Con l’auto della protezione civile che nelle ore serali passa davanti a casa nostra stile “è arrivato l’arrotino” con messaggi inquietanti (ma che, evidentemente, non sono stati compresi bene e da tutti se è necessario ripeterli e ripeterli?).
Come ci si sente con il confine sbarrato (NON CHIUSO), perché non abbiamo avuto l’intelligenza o la sensibilità di frenare il nostro desiderio di andare di là per il carburante? Che poi, dove dovete andare con l’auto in questi giorni mi piacerebbe proprio saperlo.
Come ci sentiamo a parlare di futuro comune, di città unica, e a trovarci poi le barricate in città? Sarebbe stato bello avere dei protocolli comuni di gestione della crisi, vero? Utopia, temo…
Ci mancano adesso i piccoli negozi sotto casa, vero? E’ avvilente vederli chiusi. Che questo ci serva a comprare meno su Amazon e ad aiutare chi cerca di portare avanti un’attività con tutte le difficoltà del caso e a riflettere sul fatto che è stato anche il nostro comportamento ad incentivarne la chiusura.
Ma quello che veramente manca sono le relazioni umane. Perché l’iper-connettività che viviamo non può sostituirsi ad una chiacchiera al bar. Questa pandemia ha reso le nostre case delle carceri e in tanti si sperticano in consigli tipo “leggete”, “ascoltate musica”, “chiacchierate con i vostri cari”… Ma com’erano le nostre vite prima? C’era bisogno di una catastrofe per farci fare tutto questo?
Abbiamo Internet, e tutte le tecnologie necessarie a mantenere i contatti, ma non le stiamo utilizzando sfruttandone appieno le potenzialità. Un esempio su tutti: la scuola, e tutte le difficoltà che fa per mantenere un rapporto con gli alunni.
Non ci rimane, a questo punto, che avere tanta pazienza e attendere che la situazione torni ad una pseudo normalità. Un dovere morale, però, ce l’abbiamo: ripensare al nostro modo di stare al mondo e relazionarci con il prossimo.
Solo cosi questo periodo di inattività forzata non sarà completamente buttato via. Cambiamo subito, cambiare tutti, vi va? Eleonora Sartori
“dove dovete andare con l’auto in questi giorni mi piacerebbe proprio saperlo”? Che ne dici, magari a lavorare? C’è anche chi lavora e non può stare a casa perché deve garantire i servizi essenziali a tutti gli altri.
Il confine è sbarrato, si presume, per lo stesso identico motivo per il quale settimane prima l’Italia aveva impedito (in modo piuttosto improvvisato) ai cinesi di arrivare negli aeroporti italiani direttamente dalla Cina, non ci sono altre motivazioni. Adesso i cinesi sono arrivati con le mascherine e i medici ad aiutarci. Magari domani faremo lo stesso noi con gli sloveni. La città unica c’era prima e ci sarà anche dopo, fortunatamente ormai è inevitabile.
Cosa c’entra Amazon. Non è che mancano solo i piccoli negozietti sotto casa, manca tutto. Ci manca la libertà, che in questo paese non era mai stata limitata in maniera così forte per nessun altro motivo e in nessuna altra epoca.
Per quanto riguarda la scuola, in realtà molte sedi si sono bene organizzate, anche se qualcuno già si lamenta che le lezioni online potrebbero rosicchiare via via i diritti sindacali! Tanto per capire perché il paese non va avanti
Certo, qualcuno a lavorare ci va… Ma per risparmiare qualche euro, a quale rischio sottoponiamo il vicino? Non c’entra Amazon? Beh, basta farsi una chiacchiera con i commercianti. In molti hanno fatto a meno di loro in tempi buoni, ora ne sentono la mancanza in tempi brutti. La situazione scuola è a macchia di Leopardo, ma siamo nel 2020 e alcuni ritardi sono francamente intollerabili.
Quando gli Sloveni sbarrano i confini con i new jersey di cemento armato sono “severi ma giusti”, ed è comunque colpa degli italiani a prescindere, perché hanno assaltato i distributori, o perché sono andati a bere una birretta al di la del confine (poi magari, visto che quello era il bar dove si riuniva l’intellighenzia di sx anni fa, verrà fuori che gli avventori maldestri erano i loro compagni di partito)….. quando i confini li chiudono gli italiani sono rassisti e fassisti.
Sia ben inteso che reputo la chiusura dei confini doverosa per contenere l’infezione anche se il blocco totale dei camion e degli autobus, senza un piano alternativo nella terra di nessuno come è successo ai valichi di trieste e Gorizia mi sembra un po’ eccessivo, ma si sa… le leggi ed i giudizi si applicano o si interpretano….
Come scritto a chi lavora o deve spostarsi per altre esigenze il carburante serve, e probabilmente ci sono stati dei comportamenti avventati ed incoscienti da parte di più di qualcuno, ma sembra banale ribadirlo, non credo che questi abbiano un’ appartenenza regionale o nazionale, penso che siano insiti nella natura umana, ormai sempre meno avvezza ad aver a che fare con situazioni di emergenza.
Non gioisco per la chiusura dei confini, e non mi sento di giudicare chi per situazioni di necessità od ignoranza ha attuato comportamenti sbagliati….
C’è a chi serve il carburante per spostarsi, chi “si sta facendo un mazzo tanto” per farci uscire da questa situazione a tutti i livelli (e speriamo che trovino il vaccino in tempi brevi e che impongano le vaccinazioni, altrimenti il danno sarà incalcolabile e si protrarrà per chissà quanto tempo), poi c’è chi sta a casa a meditare, a leggere, a fare quei lavori che aveva accantonato da tempo… infine c’è chi distribuisce sermoni strampalati e boriosi tramite un blog…l’umanità è bella perché è varia 🙂
Non è un sermone, è un augurio diretto anche a chi lo ha scritto.