Questa semi scelta di chiudere le industrie che non servono alla produzione e poi di ammorbidire il decreto seguendo il diktat di Confindustria e inserendo anche ad esempio le fabbriche di armi come indispensabili la dice lunga su cosa succederà dopo la fine dell’emergenza.
In realtà c’erano delle avvisaglie anche nel decreto Cura Italia dove i 600 euro di “ristoro” a professionisti e partite IVA sono ridicoli e nel decreto si ignorano invece i 4 milioni di lavoratori a chiamata o in nero per i quali non è previsto nulla.
D’altra parte quando si strombazza con tanto vigore da parte del mainstream il discorso dell’essere sulla stessa barca non bisogna mai crederci. Nulla ha mai livellato nulla e il corona virus non modificherà i rapporti di forza, a meno che non siano i cittadini a farlo.
Non saranno i virologi, passato tutto, a curare il paese ma una presa di coscienza del fatto che in Italia viene prima il profitto e poi la salute e che le vite dei lavoratori valgono meno del pil sia in sanità sia nelle imprese. Anna Di Gianantonio
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