Non per aggiungermi ai tanti che hanno parlato, anche a sproposito, di Covid-19, ma cerco di fare una sintesi di quello che finora si sa, per cercare di fare un po’ di chiarezza.
Sin dai tempi antichi c’è memoria di cicliche pestilenze che hanno mietuto quantità di vittime umane.
Per rimanere nel ventesimo secolo ci sono state tre grandi pandemie influenzali: la Spagnola nel 1918, l’Asiatica nel 1957, la Hong Kong nel 1968, tutte riconducibili alla comparsa di nuove forme di virus a causa di un riassortimento genetico con il virus influenzale degli animali.
I coronavirus sono comuni in molte specie animali, ma in alcuni casi, seppur molto raramente, possono modificarsi e infettare l’uomo, per poi diffondersi nella popolazione grazie al cosiddetto “salto di specie”.
In tal modo il nuovo virus riesce a trovare nell’uomo un ospite straordinario, in grado di diffondere a livello mondiale l’agente patogeno grazie all’emissione di aerosol e goccioline con gli starnuti e la tosse.
E in tali condizioni di velocissima e intensa replicazione virale aumenta la possibilità di successive nuove piccole mutazioni, le cui eventuali conseguenze non sono prevedibili.
Ebbene, ci siamo, questo nuovo virus non ha nulla in comune a livello antigenico con quelli delle precedenti pandemie che hanno continuato a circolare in forme epidemiche stagionali .
Significa che nessuno è immune, che siamo terreno di conquista…
In mancanza di barriere (immunità precedente, vaccini) il virus si moltiplica liberamente e si fermerà solo quando la specie umana avrà sviluppato un’immunità di gregge tale da ostacolarne la ulteriore diffusione.
A meno che noi uomini, la presunta specie più intelligente della terra , non ci opponiamo con reale intelligenza alla diffusione selvaggia.
E come? Semplicemente non uscendo casa, evitando i contatti stretti con altri esseri umani, bloccando in tal modo la catena del contagio. Niente di più semplice! Almeno a parole…
Dai primi studi sulla casistica questa forma virale appare più grave dell’influenza stagionale, sia in termini di morbosità che di mortalità.
Rispetto alle precedenti pandemie tende a colpire di più e con forme più gravi gli anziani rispetto ai bambini e ai giovani.
E’ noto che i decessi sono di norma legati a età avanzata e comorbidità, anche se diversi giovani adulti sono ricoverati nelle terapie intensive e necessitano di supporto ventilatorio.
Non esiste una terapia specifica, i ricoveri durano a lungo in quanto il paziente deve essere supportato fino a quando reagisce e sviluppa l’immunità.
Se saremo tanto furbi (e veramente lo spero) da fermarci per un po’ e consentire agli operatori sanitari e a quelli dei servizi essenziali di fare il proprio lavoro, riusciremo a rallentare il picco e a uscirne garantendo l’assistenza a chi ne ha bisogno.
E’ una grande sfida per l’umanità intera, senza confini!
E allora, se la paura ci ha fatto evolvere, ben venga la paura! Non il panico, quello non serve a niente, ma possibilmente neanche la sottovalutazione di una reale minaccia.
La responsabilità non la possiamo delegare a nessuno, né ai sanitari né ai politici, è di ciascuno di noi. Maria Teresa Padovan
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