Arrivati a questo punto dovrebbe essere chiaro che il virus non ha confini, né nazionalità ed è estremamente democratico, basti pensare che anche il principe Carlo è positivo al Covid19.
Chi operava dall’altra parte del mondo in contesti emergenziali ha fatto armi e bagagli ed è tornato a dare una mano qui. Dunque le tanto vituperate ONG sono in prima linea, in un paese, la Lombardia, cuore produttivo del nostro paese, ora in ginocchio.
A Bergamo l’ospedale da campo allestito dagli alpini sarà gestito da Pietro Parrino, responsabile dell’area emergenze di Emergency, in prima linea con i suoi medici, che hanno lasciato i consueti ambiti di lavoro, in paesi come l’Afghanistan, e sono arrivati in Italia.
Molti i progetti di chirurgia elettiva nelle aree più povere del mondo sono stati ridotti e alcuni messi in stand-by, perché l’emergenza ora è qui da noi. Non solo, a Bergamo arriveranno 150 medici specialisti russi, anestesisti, rianimatori, esperti in sanificazione che andranno a operare nell’ospedale da campo e all’ospedale Papa Giovanni XXIII.
Si capirà alla fine di questo delirio che urlare e sbraitare “Prima gli italiani” non ha alcun senso? Prima chi ha più bisogno, ora e sempre, concetto che organizzazioni come Emergency, a cui va tutta la nostra stima e infiniti ringraziamenti, hanno sempre messo in pratica. Eleonora Sartori
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