Di questi tempi bisogna stare attenti più che mai al linguaggio. La metafora che oggi siamo in guerra a me personalmente inquieta molto. In guerra il generale decide di spararti alle spalle se non vai all’attacco fuori dalla trincea e se rifiuti di farti ammazzare. In guerra il monopolio della violenza è affidato allo stato rappresentato dal generale che può decidere la decimazione per insubordinazione. In guerra c’è la sospensione delle leggi valide in tempo di pace.
Noi non siamo per nulla in guerra, le leggi che ci guidano sono le stesse di un mese fa e il modo migliore di affrontare non una guerra ma l’emergenza sanitaria è mantenere lucidità e sangue freddo, senza esibizioni muscolari, escalation di provvedimenti sempre più restrittivi la cui colpa cade tutta sulle persone e non sulle contraddizioni dei provvedimenti stessi che tengono ad esempio aperte industrie che non sono indispensabili, uffici e studi professionali.
Chi ci amministra non deve dimenticare che si rivolge a cittadini e non alla truppa e che la tragicità di quanto accade è dovuta anche a gravi errori della classe politica che ha deciso che la sanità, come la scuola, copiasse le logiche aziendali.
La democrazia, di cui ci vantiamo paragonandoci alla Cina, dovrebbe sollecitare il senso di responsabilità dei cittadini, sollecitati non a ubbidire e basta come i sudditi, ma a pensare, discutere, suggerire e anche a dissentire senza essere trattati come untori, disfattisti, approfittatori o sciacalli. Altrimenti la democrazia sembrerà solamente una grande e inefficace confusione che non porta a nessun risultato. Anna Di Gianantonio
leggendo i repotage sull’ Iran di Alessandro Di Battista e quanto riportano i Media sulla situazione sanitaria, aggravata dall’epidemia, troverei onesto e di normale buonsenso che l’Italia e la UE sospendano le Sanzioni economiche nei confronti del Popolo Iraniano che vive quotidianamente una situazione già drammatica. Non siamo mica in guerra!
Questo sarebbe un segno di Civiltà, un inizio che và nella direzione che tante persone oggi si auspicano che le cose devono cambiare dopo l’esperienza Umana che attualmente viviamo, recuperando una dimensione Solidaristica che metta, in primis la regola del dialogo in questo mondo. g b