Una delle cose più spaventose del periodo è la comunicazione espressa da diversi soggetti. Distinguo due tipi di modalità espressive. Il primo è la melassa, il buonismo rovesciato a catinelle con uso di musiche che dovrebbero generare emozioni struggenti e profonde, bambini, anziani, cieli e arcobaleni, inni e bandiere, solidarietà e unità evocata nel paese dei guelfi e dei ghibellini che si dividerà appena potrà farlo, come storicamente è sempre avvenuto.
L’altra modalità speculare è l’aggressività. Oggi chiunque si ritiene legittimato a trattare i suoi simili come idioti che vogliono sabotare gli sforzi degli altri e prolungare la quarantena per tutti. I messaggi sono sempre aggressivi e stizziti, perchè evidentemente il destinatario non capisce, allora il concetto va reiterato usando le maiuscole e urlando dalla tastiera che se esci per fare il giro dell’isolato sei un cretino, un egoista che vuole fare ammalare il nonno e sfruttare l’infermiere. Meglio ancora scandire perchè il poveretto se lo faccia entrare nella zucca vuota “stai-a-ca-sa! “.
Oggi poi siamo all’assurdo. Il direttore scientifico di una nota rivista che va per la maggiore argomenta in questo modo il fatto che la pandemia durerà a lungo e che non è il caso di farsi illusioni anche se per un giorno i dati dei contagi scendono: “Ve lo dico con il cuore: non c’è un cazzo da festeggiare”. Il corona virus ha sdoganato l’uso delle parolacce anche nei testi scientifici: evidentemente l’emittente vuol farsi vedere come uno di noi, persona che dice pane al pane e vino al vino, senza mediazioni, senza inutili orpelli.
Dura lex sed lex. Anche basta però fare da sfogatoio a buoni della domenica e maestrini con la penna rossa e la bava alla bocca. Anna Di Gianantonio
Andrà tutto bene. Andrà tutto bene, un cazzo. Il direttore scientifico ha ragione, fondamentalmente. Ne usciremo con le pezze al culo, seppur si suppone che ne usciremo. Quindi non serve a niente ripetere a nastro che “andrà tutto bene”.
Ci sarà da pagare un conto assai salato, che con calma, magari dopo l’estate, ci verrà gentilmente recapitato dallo Stato che ora elargisce gli spiccioli a pioggia, sotto forma di aumento dell’ IVA e patrimoniale o chissà cos’altro.
Restiamo a casa e va bene. Ma non c’è bisogno che tutti diventino sceriffi e moralisti e addirittura si vieti di fare persino lo sport all’aria aperta. Sembra che tutto quello che valeva fino a quindici giorni fa non vale più. La privacy è andata a farsi benedire con i nomi dei “positivi” sbattuti in prima pagina. Tra un po’ verremo tracciati tutti. La libertà al tempo dell’emergenza è un concetto difficilissimo da maneggiare.
Sarebbe bene anche che i politici e i vari guru che fanno comparsate in TV si prendessero la responsabilità di dire alla popolazione che dopo un mese di completa inattività fisica si finirà per avere disturbi del sonno, un peggioramento dello stato degli organi vitali, diminuirà la quantità di ossigeno a disposizione dell’organismo e aumenteranno i livelli di pressione sanguigna e di glucosio nel sangue. Si rischia anche la depressione, se a qualcuno interessa saperlo.
Non è vero che andrà tutto bene, lo sappiamo tutti. Ce lo si dice con la benevola intenzione di tirarsi su il morale, e va bene. Ma è importante saperlo che non andrà tutto bene, anzi. È una guerra senza la guerra, e affacciarsi un poco sulla realtà magari ci aiuterà più che affacciarsi sul balcone.
Qui lo dico e qui lo nego perché non ho nessun titolo se non la terza media.
Il coronavid19 è un AIDS che si trasmette per via aerea perché ha già dimostrato di ricomparire in persone “guarite”.
I comportamenti che dovremo mantenere, e con i quali ci abitueremo a vivere, sono pari a quelli che abbiamo trascorso quando certe azioni avevano l’alone rosa intorno alla sagoma delle persone negli spot televisivi; non saranno solo comportamenti sessuali, le cui malattie comunque si diffondevano tra i giovani già prima del virus, saranno usanze che ora per essere più descrittivi, si potrebbe riassumere in un “burqa” o qualcosa di simile.
Quindi l’importante è non esporsi agli agenti patogeni che potrebbero causare malattie alle vie respiratorie le quali troverebbero nel coronavid19 una unità di intenti che sconfiggerebbe il sistema immunitario e l’inquinamento atmosferico non facilita tale percorso.
Infine, voglia l’Io, che non si facciano i tamponi di massa; saremo costretti a dividerci tra positivi e negativi, molto probabilmente, ed è un mondo in cui non vorrei assolutamente vivere.