È appena terminata la commissione bilancio, nella quale è stato illustrato l’emendamento che dovrebbe tamponare la situazione d’emergenza che stiamo vivendo. Deludente è dir poco: 120mila euro alle famiglie, una triste miseria: il Salone del Gusto, quattro giorni a Gusti di Frontiera, ne vale 80 mila.
280mila alle attività produttive, di cui 250mila sono mancati introiti da tasse comunali: meno di niente. Ma avremo tempo di tornarci in sede di Consiglio.
Ho posto invece in commissione una domanda, riguardante la situazione dei servizi alla persona, in particolare la situazione dei tanti educatori che si occupano dei nostri figli a scuola o nei servizi alla persona, servizi sospesi in questo periodo. Ho chiesto quale sia l’orientamento dell’amministrazione, relativamente al pagamento degli stipendi delle persone che lavorano in questi settori. La domanda era la seguente: il Comune, che è già stato autorizzato dal governo a pagare questi servizi come se fossero stati erogati, pagherà questi servizi visto che i soldi sono già a bilancio? Oppure farà ricadere il costo sulla cassa integrazione, con relativa decurtazione degli stipendi per gli educatori?
La risposta è stata che la partita è ancora aperta, ergo il Comune ci sta provando a non pagare, visto che essendo autorizzato potrebbe rranquillamente pagare senza porsi problemi. Non un bellissimo messaggio, in un momento di evidente difficoltà per tutti.
Una misura significativa sarebbe invece quella di dare corso ai pagamenti, come se il lavoro fosse stato svolto, come hanno fatto già molti Comuni e come autorizzato dal governo. Ipocrita farsi belli e dire aiuteremo tutti, e poi in silenzio cercare di fare ricadere il prezzo della crisi sui lavoratori. Andrea Picco
Rispondi