Me ne sto tornando a casa con il sole, dopo tanti giorni senza sosta fino a tarda sera, e mi sento felice come un soldato in licenza.
Non che io abbia affrontato la guerra sul fronte, ma pure nelle retrovie non è stato uno scherzo, anche se qui da noi la tragedia è stata solo annunciata e la pandemia, sinora, ci ha solo sfiorato.
Merito dei cittadini ligi alle regole del distanziamento sociale, merito degli operatori della prevenzione che hanno frugato nella intimità della vita dei contagiati e dei loro contatti per risalire alla fonte del contagio e limitarne la diffusione.
Merito anche del filtro fatto dal Pronto Soccorso, delle segnalazioni dei medici di famiglia e di tutta la macchina organizzativa del servizio sanitario pubblico che, dopo un po’ di inerzia iniziale, si è rimboccato le maniche e con generosità e competenza ha affrontato l’emergenza.
Un po’ sorpresi, un po’ confusi, un po’ eroici, abbiamo reagito con tanta generosità e la gente lo ha riconosciuto.
Ma non è ancora finita.
Un virus così non sparisce, ci adatteremo reciprocamente perché conviene a entrambi, come la storia ci insegna.
Al SARS CoV , per esigenze evoluzionistiche , non conviene sterminare il proprio ospite. Probabilmente diventerà meno diffusivo a causa dell’acquisizione graduale dell’immunità e meno virulento per garantire la sua stessa sopravvivenza.
Nel frattempo però ha sfinito grandi anziani e pazienti fragili facendoci ricordare che le leggi della natura non si stravolgono e non possono essere sottovalutate.
Come c’insegna questa primavera sfrontata che non vuole capire che questo non è il momento giusto di arrivare…
Questo virus ha messo in evidenza tutti i punti di caduta del nostro sistema produttivo e di welfare.
Ci ha allontanato fisicamente e ci ha fatto ricordare l’importanza delle relazioni e che siamo innanzi tutto animali sociali, che facciamo parte di una comunità mondiale e non possiamo fregarcene di quello che succede dalle altre parti del mondo.
Ci ha fatto mendicare una mascherina che non veniva più prodotta in Italia perché poco redditizia.
Ci ha fatto cucinare il pane in casa.
Ci ha ricordato che siamo uguali davanti alla sofferenza e alla morte.
Ci ha fatto sviluppare competenze informatiche impensabili fino a ieri.
Ci ha fatto capire che anche in queste situazioni c’è sempre chi se ne approfitta.
Ce lo ricorderemo?
Forse sì, proprio come i nostri genitori e nonni che ci facevano sorridere con la loro parsimonia quando non buttavano mai via il pane avanzato.
Dai, oggi va un po’ meglio, domani ricomincia la nostra piccola guerra. Maria Teresa Padovan
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