Su una città già in crisi, con un tasso demografico in costante decrescita, un commercio in crisi, una disoccupazione in aumento, si abbatte il Coronavirus che produce ancora più danni.
E’ chiaro che le cose non saranno più come prima e che si va incontro ad una crisi ancora più forte delle precedenti. Ma proprio per questo bisogna avere una bussola che ci guida. Intanto impedire che le persone siano costrette alla disperazione perchè non hanno un soldo.
Qui è necessario sapere che i poveri non sono solo quelli tradizionali, ma anche le partite IVA, i piccoli negozi, i lavoratori precari o a chiamata, quelli delle cooperative, i professionisti, le colf. Poi bisogna avere uno stile politico. Qui non ci si salva da soli.
Il virus ci ha dimostrato con evidenza che la salute dell’uno è quella dell’altro, che se ci comportiamo in maniera imprudente mettiamo in pericolo altre persone. Dunque non è tempo di corporativismi, non è tempo di individualismi, sconfitti dalla realtà di questi giorni. Dividere i ceti sociali, appoggiare solo una parte di essi che si pensa corrispondano al proprio elettorato, contrapporre invece che unire, è una politica miope che non porta da nessuna parte.
Il commercio che va aiutato ha bisogno poi della gente che le merci le compri. Se un settore come quello degli educatori non viene sostenuto, anche potendolo fare perchè i soldi sono già nel bilancio del comune, questi non avranno i soldi da spendere per andare in bottega.
Siamo un sistema complesso, non un insieme di interessi separati e dipendiamo gli uni dagli altri. O si capisce in fretta questa lezione oppure questa sarà l’ennesima drammatica esperienza che non sarà servita a nulla. Anna Di Gianantonio
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