E’ stato sul blog del Forum che si è criticato per primi il fatto di usare metafore di guerra per descrivere la lotta contro il Coronavirus e avevamo ragione. Come si sa in guerra ciò che scompare per prima è l’informazione, che è diventata, tranne lodevoli eccezioni, cassa di risonanza dei provvedimenti del governo e delle prese di posizione di alcuni esperti e dove non esiste dibattito.
Quello che si vede sono spesso monologhi di esperti, salvo poi su un altro canale sentire l’opposto, perchè l’esperto è un altro. La chiusura delle attività ha frenato la diffusione del virus, dunque è stata una ottima cosa. Meno buono è stato il fatto che per settimane si è accusato il runner, il disobbediente, quello che usciva a prendere una boccata d’ria come l’unico responsabile della diffusione del contagio, quando i dati dimostrano che gli Italiani, dopo un comprensibile disorientamento generale, i provvedimenti li hanno seguiti al 95% con scrupolo.
Questa demonizzazione dei cittadini ha coperto quello che alcuni dicevano da tempo e cioè che il contagio si è diffuso per non essere intervenuti per istituire la zona rossa a Nembro e per aver fatto lavorare le fabbriche con ingenti spostamenti di persone. Scandaloso il fatto che solo oggi l’assessore milanese Gallera dica che effettivamente, come da tempo sosteneva il governo, avrebbe potuto da solo decretare la zona rossa “se avesse letto con attenzione i documenti”.
In realtà la zona rossa non si è fatta per pressioni degli industriali bergamaschi, spaventati per i loro profitti , come ha dimostrato la trasmissione Report, mentre i morti, le chiusure e le restrizioni, l’aumento dei contagi li hanno fatti pagare a tutta Italia.
Se non ci fossero state le inchieste giornalistiche serie non avremmo saputo che all’operaio qualcuno dava il Vetril per disinfettarsi le mani o dei vecchi abbandonati nelle case di riposo. Quindi è molto preoccupante la commissione contro le fake news che si vuole istituire in Parlamento. Chi decide cos’è una bufala e quali provvedimenti si prendono contro di essa? Alcuni dicono che addirittura si devono chiudere le fonti, quindi le emittenti che danno spazio a notizie sbagliate.
Attenzione allora a colpire le voci critiche della rete, quando su Canale Cinque la D’Urso è libera di consigliare di lavare le zampe dei gatti con la varechina, producendo molte morti tra i poveri felini che si sono leccati i polpastrelli. Anna Di Gianantonio
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