Finalmente si può ricominciare a bere. In sicurezza, mi raccomando, ma non serve neanche dirlo: che si beva è una sicurezza. È tutto quello che può offrire la città, indipendentemente dal coronavirus. Bere. Il bicer, panacea di tutto. Abbassiamo le mascherine e alziamo i calici, dunque, che dell’inverno semo fora.
Brindiamo all’UTiC, che rientrerà a Gorizia per qualche giorno, giusto per finire di dare un’imbiancata al nuovo reparto a Monfalcone.
Brindiamo alla capitale europea della cultura, coi soldi della regione avanzati perché non abbiamo saputo spenderli, dice l’assessore regionale, e dunque è inutile che ne chiediate altri.
Brindiamo all’aeroporto, dove il taglio degli alberi fatto senza autorizzazioni è solo la punta di un iceberg di irregolarità di cui prima o poi la magistratura chiederà pur conto.
Brindiamo alla zona economica speciale, che si divideva con l’aeroporto il primato del rilancio della città nel programma di Ziberna, e l’hanno fatta a Rovigo.
Brindiamo all’università europea, nell’ex ospedale in via Vittorio Veneto.
Brindiamo all’ascensore, inaugurato alla fine del 2018.
Brindiamo a corso Italia, costato il doppio, e con una fideiussione in Bulgaria da riscattare, auguri.
Brindiamo al nuovo multipiano in via Manzoni, 1milione e 800mila euro per aggiungere 100 posti blu ai 100 bianchi già esistenti.
Brindiamo, siamo appena a metà serata. Altri due anni così, dai, e vediamo chi regge. Andrea Picco
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