Di cosa parliamo, quando parliamo di cardiologia. Parliamo di un reparto che nel 2019 ha avuto 539 ricoveri ordinari a Gorizia, il 45% in più rispetto a Monfalcone, in cui i ricoveri sono stati 370. I Day hospital, invece, sono oltre 3 volte tanto: 143 a Gorizia e 43 a Monfalcone. L’impianto di pacemaker viene fatto solo a Gorizia: c’è una saletta operatoria dedicata. Sono stati circa 150 i pacemaker impiantati nel corso del 2019.
Numeri a parte, sarà più intelligente avere un’unità coronarica a Gorizia, visto che Monfalcone è più vicino a Trieste rispetto a noi? L’assurda situazione in cui ci troviamo, con ipotesi – Monfalcone, Trieste – che non dovevano nemmeno essere fatte, perché si trattava di uno spostamento temporaneo, le risposte assolutamente assenti del Sindaco, che doveva smentire quanto dichiarato dal direttore generale dell’azienda Poggiana e dire che non c’era nessuna alternativa al ritorno a Gorizia del reparto, fanno presagire l’ennesima beffa per la città. Facciamo nostre le parole di Vincenzo Compagnone: “Dagli anni 90 in poi, ho assistito, come giornalista, alla progressiva scomparsa dall’ospedale di Gorizia di tutta una serie di reparti con posti letto e servizi: oculistica, otorinolaringoiatria, nefrologia, pneumologia, dermatologia, medicina nucleare, ostetricia, ginecologia, pediatria (forse ho dimenticato qualcosa). A fronte di una simile spoliazione e impoverimento del nostro ospedale quello che sta succedendo ora, con la mancata, ingiustificata riattivazione dell’Unita’ coronarica (e le imbarazzanti dichiarazioni di Poggiana) e del reparto di ortopedia, alle prese con la mancanza di personale, fa sorgere delle legittime preoccupazioni. Quando poi sento il sindaco che vuol far passare l’acquisto di 4 elettrocardiografi per il pronto soccorso e la proroga del noleggio di un apparecchio per la litrotissia (già in funzione da anni) come un potenziamento del nosocomio, mi sento preso in giro. Gorizia ha bisogno di ben altro, anche, proprio, in virtù del sacrificio che ha sopportato con la semiparalisi dell’attività legata alla creazione di un’area rossa Covid, dove i nostri bravissimi medici e infermieri hanno operato in modo lodevole. Ziberna, che aveva garantito che “tutto sarebbe tornato come prima” anziché glissare o dare risposte evasive sull’argomento dovrebbe LUI dichiararsi pronto a dimettersi se ciò che aveva promesso non avverrà.”
Non lo farà mai, perché il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d’esser in quella società, come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro… diceva Manzoni. A parte non ricco, è lui sputato. Con cardiologia altrove, dimissioni. È il minimo. Andrea Picco
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