Non so se Fedriga e banda adorante al seguito frequentino le belle letture, ma l’idea della nave che ospita gli anziani positivi al corona virus sembrava tratta dallo splendido libro di Marquez. L’amore ai tempi del colera. Solo che lì la quarantena sulla nave per l’epidemia “serviva” a realizzare il sogno d’amore di Florentino Ariza e Fermina Daza, dopo “cinquantatrè anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese”, mentre qui solo al sogno di guadagnare del proprietario della nave.
Abortito, a quanto pare, e tutti a prendere le distanze dalla primogenitura. Me l’hanno suggerito i tecnici è il refrain più in voga tra i politici, anche perché di solito i tecnici in questione li hanno piazzati lì loro e non sono altro che dei signorsí pagati profumatamente e pronti a fare le valigie al cambio del vento politico. Così, la responsabilità della tomba galleggiante per ottuagenari sta lentamente ma inesorabilmente approdando alla (de)riva del direttore generale dell’azienda sanitaria, che incasserà in silenzio e consentirà ai suoi armatori politici di uscirne con la divisa bianca d’ammiraglio intonsa e a noi di evitare di assistere a scene raccapriccianti di voli in acqua dei nostri cari nel passaggio dal pontile alla love boat, con la musichetta in sottofondo: mare profumo di mare, con l’amore io voglio giocare…
Chiunque abbia partorito una simile idiozia dovrebbe in tutta onestà occuparsi d’altro, non di certo della salute di altre persone. Avrebbe mai imbarcato suo padre o sua madre nel lazzaretto marino? Credo di no. La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento. Metafora perfetta, per una politica di nani e ballerine, quella del Titanic verso lo schianto. Andrea Picco
…Ma chi l’ha detto che in terza classe/ che in terza classe si viaggia male?/ Questa cuccetta sembra un letto a due piazze/ ci si sta meglio che in ospedale. Se Fedriga volesse citare, a sproposito, De Gregori. Come il suo capobastone nazionale, sempre ha sproposito, ha più volte citato De André.