Tra mezz’ora Ziberna fa una diretta per raccontare l’ovvio, ossia che la terapia intensiva cardiologica riapre provvisoriamente a Gorizia domani.
Sottolineo provvisoriamente, perché nulla è dato sapere su cosa succederà a settembre, quando i lavori a Monfalcone saranno finiti e avranno un reparto nuovo.
Siccome siamo in Italia, può essere che non lo utilizzino, ma dubito che sarà così. Il futuro dell’ospedale di Gorizia è una specie di mistero di Fatima, con i pastorelli Riccardi e Poggiana unici ammessi alla lettura dell’atto aziendale che definisce di che morte debba morire il San Giovanni di Dio, già Santo in ogni caso.
Ziberna venderà il rientro della terapia intensiva come un suo grande successo, come quando fa i video in castello e racconta che è invaso da turisti in fila, e per tutta la durata del video dietro di lui non passa neanche un cane per sbaglio. Repete col video in cui fa da Cicerone a una famiglia di comparse.
Si sa, ha un rapporto conflittuale con la verità. Proprio per questo non dobbiamo abbassare il livello di attenzione sull’ospedale. Proprio la mobilitazione sui social ha fermato temporaneamente i progetti del centrodestra, ma non definitivamente.
L’estate è un ottimo periodo per le porcherie di palazzo. Non è finita qui, c’è da scommettere. Andrea Picco
Tagliare i reparti d’emergenza è criminogeno. L’infarto del miocardio è una patologia dall’insorgenza improvvisa. La diagnosi e le cure devono essere tempestive per scongiurare l’alta mortalità che decresce con il trascorrere dei primi giorni. A questo servono le unità coronariche mobili e i reparti di terapia intensiva.