La delibera che propone di creare il carcere nel vecchio ospedale è un testo che impone al volgo una lettura attenta. Si intuiscono da subito immagini e metafore potenti. Ma chi le scrive queste delibere in grado di rovesciare la percezione della realtà? Il carcere infatti è sempre stato per tutti, interni o esterni, uno spauracchio. Luogo di dolore per i detenuti e monito agli “onesti” a non delinquere. Tutti coloro che si sono opposti al potere si sono chiesti se avrebbero avuto il fegato di sopportare anche la galera per le loro idee senza implorare la grazia. Il carcere e il manicomio sono le due istituzioni che funzionano da deterrente per essere cittadini ligi alle leggi e alla “normalità” dei comportamenti socialmente accettati.
Invece a Gorizia non funziona così. Il carcere, secondo quanto si legge nella delibera, “ha un altissimo valore simbolico, perchè il confine, per molti decenni percepito come freddo e tagliente, (sic!) con la realizzazione del primo Carcere europeo si trasformerebbe in una robusta cerniera che unisce e rafforza l’Europa che vorremmo, non solo economica ma anche dei diritti e delle libertà”.
Dunque il Carcere (ma la maiuscola è troppo, dai!) dovrebbe unire i popoli europei in un grande abbraccio, essendo addirittura legame di genti finora divise. Ma questi popoli – si chiede l’uomo della strada che non accede alla Poesia – non potrebbero essere uniti da feste, balli e canti, da Gusti di Frontiera, invece che dal rumore sinistro delle chiavi nelle serrature di ferro, dalle sbarre alle finestre, dalle telecamere, dai letti a castello e dal controllo dei secondini? No, la galera diventa a Gorizia, con mirabile ossimoro, “simbolo dei diritti e delle libertà”.
Secondo il testo e la Penna Sublime che lo ha vergato il Carcere potrebbe anche “essere un luogo di studio e di ricerca per i governi e per i giuristi”. Ma i giuristi – per non parlare dei governi, si chiede lo Sprovveduto – non si troverebbero meglio in biblioteche, Conference center, giardini o spazi adatti allo studio? Proprio in galera vogliono far ricerca? Infine un severo richiamo alla realtà dei fatti. Ci sarebbero con il Carcere nuovi posti di lavoro. Dunque non turismo scolastico, non sviluppo culturale, non artigianato, piste ciclabili, miglioramento dell’assistenza e neppure più il mercato de Madrid che ci aveva fatto sognare, ma più posti di operatori della polizia penitenziaria. E questa è davvero Arte, sciapò. Anna Di Gianantonio
Perfettamente d’accordo con la Di Gianantonio e con Perazza. E’ una porcata.
Sarei d’accordo sulla carcerazione preventiva di qualsiasi personaggio di governo, tanto prima o poi, secondo giustizia oppure contro di essa, ci andrà a finire.
Ricordo a tutti che la Dea Giustizia in una mano regge una bilancia, a simbolo della necessità di dare risarcimento quantomeno morale alle vittime, e nell’altra una spada, quale emblema del monopolio della violenza che lo Stato dovrebbe detenere.
Fino a prova contraria, i tribunali si chiamano ancora “palazzo di giustizia” e non “uffico di ricollocamento dei poveri delinquenti da rieducare e curare”.