Ci riprovano… In Umbria con una delibera viene ripristinato il ricovero ospedaliero di tre giorni per abortire.
“Per rimettere al centro la donna e la tutela della sua salute”, sostiene la Governatrice Tesei in quota Lega (sicuramente un caso), ed è giusto darle il beneficio del dubbio e non tacciarla subito di oscurantismo.
Non prima, almeno, di essersi presi la briga di raccogliere informazioni e trarre delle conclusioni. Vi sono state in Umbria complicanze conseguenti all’assunzione del farmaco abortivo? No, nessuna, o almeno la Governatrice non è in grado di riferirle.
Anche la società di Ginecologi e ostetrici consiglia il day hospital e non il ricovero ospedaliero di tre giorni e la maggior parte delle donne che affronta un aborto firma per essere dimessa il prima possibile.
Oggi, inoltre, difendere a spada tratta il ricovero ospedaliero appare ancora più strano, visto che sono stati proprio gli ospedali i luoghi in cui il Covid si è diffuso e ci hanno consigliato di starci quanto più possibile alla larga.
Risulta veramente difficile da capire quali siano e se vi siano motivazioni scientifiche alla base di questa delibera e viene dunque da pensare che celi scelte del tutto ideologiche. Governatrice Leghista sostenuta da movimenti Prolife e ritorno sulle scene di Simone Pillon?
Non è che ci si inventi qualsiasi escamotage per rendere complicatissimo ciò che non si riesce a vietare? Chissà cos’altro si inventeranno e, soprattutto, chissà quante Regioni andranno dietro all’Umbria.
Qualsiasi sia la ragione di quello che, secondo me, è un tornare indietro, rimane che a fare le spese degli esperimenti dei nostri politici siano sempre le donne e il loro corpo. Eleonora Sartori
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