Oggi la Slovenia festeggia la sua indipendenza. Ma cosa sta succedendo, esattamente, a due passi da noi? E perché sappiamo così poco? Sono circa due mesi che ogni venerdì, ad esempio, a Lubiana la sera si protesta: è iniziata con un “tutti in bici, contro il governo”, visto come antidemocratico. Migliaia di biciclette, chi dice addirittura diecimila. Il venerdì successivo repete. Il governo ha prima lasciato fare, poi di venerdì in venerdì ha cominciato prima a transennare la piazza, poi a usare le maniere forti con i contestatori, che ora manifestano leggendo la costituzione. Ieri, si è celebrata una festa dell’indipendenza alternativa, contro il governo Jansa.
Insomma i nostri vicini scendono in piazza ogni settimana, non solo a Lubiana. Se volete aggiungere carica a una situazione esplosiva, basta che citiate gli “eventi collaterali” previsti per il 13 luglio, data della riconsegna agli sloveni del Narodni dom di Trieste. Il protocollo prevede infatti, a latere, la visita dei Presidenti delle Repubbliche slovena e italiana alla foiba di Basovizza. Sramota! Gridano gli sloveni, almeno quelli della Primorska, non so come sia stata presa la notizia nel resto della Slovenia. Vergogna! E se la prendono con chi non ha impedito questo “sfregio al popolo sloveno”. In Italia, con i loro rappresentanti a Roma, in Regione e sul territorio, con le loro associazioni, colpevoli di essere complici di questa revisione della storia in salsa fascista.
La visita alla foiba è stata prima annunciata, poi smentita, poi condizionata alla visita di Mattarella al monumento che sempre a Basovizza ricorda quattro antifascisti sloveni fucilati nel 1930, poi alla fine confermata. Si tengano il Narodni dom, se questo è il prezzo, si dice da più parti, ci ricorderemo di chi rende omaggio a chi ha torturato e ammazzato migliaia di sloveni, e di chi ha permesso che questo accadesse. Il virus fascista, insomma, purtroppo non conosce confine. Andrea Picco
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