La fase di emergenza dovuta al Covid, dati alla mano, sembra essere alle spalle, e in città dal punto di vista della salute non è stata nemmeno avvertita la presenza del virus. Merito e fortuna, in questi casi, vanno a braccetto.
Scampato il pericolo, resta, potenziata dalla fase di lockdown, l’emergenza economica e sociale, precedente alla segregazione di questi tre mesi e acuita dall’inerzia dell’amministrazione, due anni e mezzo di nulla.
La città perde centinaia di abitanti ogni anno, in una corsa verso il basso che ci vede ormai sotto i 34mila abitanti, tanto che ormai anche l’appellativo di città rischia di essere abusato. Dentro questa decrescita infelice, le attività economiche lamentano una contrazione altrettanto forte, la falcidie di partite Iva pre Covid e le serrande abbassate stanno a dimostrarlo.
A tutto questo aggiungete questi tre mesi e avrete il dato, sottostimato perché di un mese e mezzo fa, di 900 nuovi accessi al servizio sociale per chiedere i buoni pasto, cioè da mangiare.
Ziberna ha tenuto alto il morale della truppa sommergendola di abbracci, in attesa della variazione di bilancio che rappresenterà il vero banco di prova per la ripartenza. Ad ora, fatto salvo quanto è arrivato da Roma ossia 182mila euro, il comune ha messo 120mila euro per le famiglie in difficoltà. Poco.
La “svolta di sinistra” del corso pedonalizzato nel weekend ha già subito una battuta d’arresto, causa maltempo: troppo sole. Di buono c’è che le persone hanno voglia di stare fuori, ma non durerà a lungo quest’euforia se fuori non c’è nient’altro che il bar, anche con il confine chiuso.
Nel frattempo, vive la Transalpina, incurante della rete che andrebbe tolta se i due sindaci avessero un po’ di coraggio. Segna la direzione, quest’esplosione creativa e di presenze nella piazza che unisce le due città: “Da se, če se hoče!” Era uno degli slogan di goriška.si alle elezioni. Vediamo se prevarrà questo o il nostro no se pol. Andrea Picco
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