Celebrare il 12 giugno come “vera festa della Liberazione” fa chiaramente parte di quello che si chiama in termini tecnici “uso pubblico” della storia.
In parole povere prendo dalla storia quello che mi fa più comodo per dar lustro alla mia parte politica e per lucrare voti. Il modo migliore per farlo è fare a pezzi la storia: eliminare le cause dagli effetti, oscurare degli avvenimenti, tacerne degli altri, distorcere numeri, date e circostanze.
Un esempio recentissimo è quello di dire che Norma Cossetto è stata uccisa nel 1945, a guerra finita. In questo modo voglio indurre in chi mi ascolta l’idea che fu uccisa a sangue freddo, senza alcuna motivazione se non la barbarie slavo comunista. Peccato che Norma Cossetto fu uccisa due anni prima, nel 1943 a guerra ancora in corso, ma non importa: per oggi ho lanciato il mio sasso.
Oggi l’obiettivo politico è quello di considerare negazionista chiunque osi ricordare che le foibe non sarebbero successe senza il fascismo e la guerra di aggressione scatenata da Mussolini e Hitler in cui la Jugoslavia ebbe quasi due milioni di vittime. Guai a scriverlo, perchè si viene ricoperti da un mare di contumelie.
Ma così è successo anche a chi ha osato mettere in discussione i bombardamenti in Serbia, perchè allora di conseguenza voleva gli stupri etnici, a chiunque condannava la guerra in Iraq, perchè di conseguenza appoggiava il terrorismo islamico e la feroce dittatura di Saddam, a chiunque osava dubitare della liceità dell’esportazione armata della democrazia, perchè di conseguenza voleva la teocrazia.
Ora è evidente che chi cerca di capire non appoggia per nulla nè gli stupri, nè il terrorismo islamico, nè le foibe. Che il 12 giugno sia una data “divisiva” lo si vede dalla reazione di una parte della comunità slovena e da una parte dei cittadini goriziani, stanchi di una amministrazione che passa dalla decima mas alle foibe, rinfocolando nazionalismi e divisioni tra buoni e cattivi.
E’ strano che le forze di destra che plaudono al sovranismo disprezzino così quello che la loro nazione ha deciso nel 1949, quando cioè l’Italia dichiarò che la festa della Liberazione ricorreva il 25 aprile e lo stabilì con legge n.260 del 27 maggio 1949.
Dichiarare che quella stabilita dallo Stato non è una vera Liberazione, ma che in realtà i goriziani ne hanno un’altra, mi pare affermazione grave e mi pare doloroso che a celebrazioni che vanno di fatto contro il calendario civile stabilito dalla legge siano presenti autorità che dovrebbero rappresentare lo Stato in ogni sua decisione. Anna Di Gianantonio
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