Il capannone di Mossa colmo di rifiuti plastici assomiglia proprio tanto ad una ulteriore (rispetto a quelle che sospettiamo già esistano) avvisaglia di utilizzo del nostro territorio, da parte di organizzazioni criminali, non solo come corridoio di transito di rifiuti nelle complesse dinamiche dei traffici illeciti ma anche come area di sosta e di stoccaggio.
E quando ti fermi, che fai? O riparti o resti. Nel caso dei rifiuti, quando si fermano e siccome hanno prodotto economicamente ogni tipo di profitto possibile, tanto vale incendiarli, loro e il sito che li contiene. Se poi dal rogo si sprigionano le peggiori diossine e la popolazione si fa un nefasto aerosol di sostanze nocive, questo non è un problema degli ecocriminali, che siano affiliati ad una organizzazione mafiosa o che siano “semplicemente” scellerati imprenditori che sul reato costruiscono le loro fortune.
Questo è uno scenario ipotetico ma non improbabile, da tenere a mente.
Le cronache dei fatti per ora registrano lo smaltimento illecito di 4500 tonnellate di rifiuti, e focalizzano alcuni personaggi, espressione di una triangolazione tra Gorizia, Belluno e Napoli, sui quali si concentrano le attenzioni degli inquirenti, inclusi gli specialisti antimafia.
Nel procedimento che li riguarda Polieco – cioè il Consorzio obbligatorio che riunisce i produttori e gli importatori, gli utilizzatori, i distributori di beni in polietilene ed i riciclatori ed i recuperatori di rifiuti, svolgendo un ruolo attivo nella sorveglianza e denuncia delle attività illecite, inclusa l’esportazione illegale dei rifiuti – intende costituirsi parte civile.
L’ha annunciato alla platea del Kulturni Dom di Gorizia la direttrice di Polieco, Claudia Salvestrini che, insieme alla giornalista – e componente del Comitato Don Peppe Diana, grande rete di antimafia sociale – Alessandra Tommasino, ha partecipato all’incontro EC(C)O MAFIE!, organizzato da Forum Gorizia.
Questo tipo di iniziativa viene assunta da Polieco ogni qualvolta in un procedimento penale si tratti di rifiuti che possono essere ricollegati all’ambito istituzionale in cui opera il Consorzio. E se vi fosse un esito positivo, la cifra riconosciuta viene destinata da Polieco all’attivazione di corsi di formazione rivolti alle forze dell’ordine.
Formazione è parola che illustra bene l’incontro goriziano: informazioni, testimonianze, sollecitazioni e riflessioni importanti su un mondo che è lo sconfinato retroscena della nostra quotidianità di consumatori indefessi, che si estende e si affolla di abusi, soprusi, reati, devastazioni ambientali subito dopo quell’attimo in cui decidiamo che una cosa non è più utile, non è più parte delle nostre vite e con un semplice gesto la facciamo diventare un rifiuto.
Moltissime le notizie condivise sul traffico illecito di rifiuti transfrontaliero, segmento che ci riguarda per ragioni geografiche e che costituisce uno spazio sconfinato per gli appetiti mai sazi delle organizzazioni mafiose e degli ecocriminali, imprenditori che in solitaria o riuniti in associazioni a delinquere fanno reddito e fortuna sull’illegalità. Ma che sia ecomafia, camorra oppure ndragheta, corruzione, frode, appalti truccati o ecoreato; che l’illegalità sia eclatante o celata nella filiera dei rifiuti a partire da un esordio tecnicamente ineccepibile; che sia l’esalazione tossica di un capannone incendiato, la superficialità di un procedimento amministrativo di autorizzazione, l’astuzia di un appalto truccato, alla fine chi paga, chi si vede privato di una quantità di diritti fondamentali, chi subisce l’offesa, non di rado in maniera irreparabile, sono sempre gli stessi: le persone e l’ambiente.
Chi nel suo ruolo di pubblico amministratore cerca di proteggere le une e l’altro, di assicurare incolumità e salute pubblica, di ottenere la bonifica di aree inquinate da depositi di rifiuti ed impedire il disastro ambientale, spesso ha vita durissima, come ha spiegato il sindaco di Aiello del Friuli, Andrea Bellavite, che vede vanificate le sue inesauste azioni dirette a risolvere il problema della discarica non autorizzata nel territorio comunale, a tutti i livelli dove vengano indirizzate, dalla Regione ai Ministeri, perché paradossalmente sembra che nessuno detenga la resposabilità ad intervenire.
Il Goriziano non è immune dalle infiltrazioni criminali che prosperano nella filiera dei rifiuti (la monnezza è oro ovunque si vada) anche se per ora quel che si riscontra o si intravvede appartiene alla categoria del reato di transito e di sosta. Ma questa classificazione non ha lo scopo di tranquillizzarci e soprattutto non esclude che si arrivi al peggio; o che non ci debba preoccupare e attivare per quanto accade vicino a noi, come nel caso dell’equivoca ( beh, molto più che equivoca) situazione ad Anhovo, dove il cementificio Salonit brucia allegramente rifiuti per ottenere energia a buon mercato per i propri impianti. Il profitto d’impresa e l’aumento dei tumori nella popolazione locale hanno una relazione?
Vigilare è dovere di ognuno (corollario è il pretendere che i rappresentanti dei cittadini nelle pubbliche amministrazioni vigilino sempre) e attivarsi, innanzitutto per migliorare informazione e consapevolezza, sensibilità personale e attenzione collettiva.
La presenza tra il pubblico di EC(C)O MAFIE! dei rappresentanti dei gruppi che in Slovenia si oppongono alla attuale gestione del cementificio di Anhovo è stata un grande segnale non solo di interesse sul tema ma del concretizzarsi via via di un’azione congiunta con i cittadini italiani, che condividono la stessa aria, lo stesso fiume e le stesse paure, per ottenere tutele e sicurezza ambientale su un’area percepita come habitat comune di persone che vogliono salute e qualità ambientale per sè e per le generazioni future. Martina Luciani
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