Oggi ennesimo consiglio comunale on line. Si può fare ormai qualsiasi cosa, tranne riunire l’assemblea cittadina, perché il virus si annida solo tra gli scranni dell’aula consiliare.
È un virus furbo, ‘sto covid, contagioso solo se sei consigliere assessore o sindaco e entri in municipio, quando ti svesti del tuo ruolo pubblico te lo togli magicamente di dosso. Guai a noi a riunirci! nascosto nel microfono, o sulla sedia, o nelle parole di qualcuno l’esserino è pronto a colpirci.
A Gorizia, per fortuna, siamo stati graziati anche nel momento più duro dell’epidemia. Pochissimi sono stati i casi rispetto alla popolazione, ciononostante si continua ad arte a vivere “come se”: come se ci fosse un’emergenza – un abbraccio ci salverà – come se avessimo gli ospedali pieni, come se tutto ciò che è normale fosse sempre straordinario, anche fare un consiglio comunale.
Per non parlare delle commissioni: pubbliche per legge, ma di fatto i cittadini non possono partecipare perché non c’è nemmeno lo streaming. Ho chiesto che venga attivato, visto che l’emergenza è diventata normalità: vedremo.
Discuteremo quindi il bilancio consuntivo del comune ognuno dalla propria finestrella di gotomeeting, aboliremo o no il consorzio universitario con un click, tra un la vediamo ma non la sentiamo e l’altro, ognuno collegato da dove più gli aggrada.
È la democrazia al tempo del covid, dirà qualcuno, anche quando in città il covid non c’è più ormai da mesi. Evidentemente a qualcuno fa comodo così. Andrea Picco
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