Dove vanno le anatre quando il lago gela? La famosa domanda del giovane Holden mi è tornata in mente a proposito della vicenda della casa di riposo mascherata, scoperta in questi giorni. Non tanto per la vicenda in sé, quanto per la domanda che pone: che ne è, delle persone anziane, quando “il lago gela” e “per forza” quindi devono spostarsi? Quando la loro vita non è più nella loro casa, con i loro riferimenti e le loro relazioni quotidiane, ma cambia, improvvisamente e diventa altro? La risposta attuale, almeno qui a Gorizia, è un’istituzionalizzazione della persona, a costi elevatissimi. Case di riposo di vecchia concezione, in pratica ospedali mascherati dal vezzeggiativo del nome: di casa non hanno niente, e il riposo sottintende eterno. La persona che va lí, o come molto spesso avviene viene messa lì perché la famiglia non riesce più a gestire la sua quotidianità, automaticamente perde quella che è l’essenza della vita, ossia il pensarsi nel domani, avere un progetto, un motivo per alzarsi. Sa che da lì non tornerà più indietro. Come le anatre, queste persone spariscono dalla vista e non si sa bene che fine abbiano fatto, salvo qualche notizia dai parenti se lì si incrocia per strada e si hanno due minuti di tempo per fermarsi. O le si va a trovare in casa di riposo o addio. In tempi di coronavirus, poi, non si può nemmeno fare quello. Forse è giunto il momento di cercare soluzioni diverse, che siano meno sradicanti e spersonalizzanti, e, non meno importante, costino anche meno, alle famiglie o alla collettività. Penso ad appartamenti dedicati nei quartieri, con il privato sociale che offre la parte sociosanitaria, ad esempio. Perché la solitudine, proprio quando sei più fragile, ti intrappola in un lago gelato e non ti lascia scampo. Andrea Picco
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