La dignità umana ad un certo punto esplode… una storia già vista e rivista quella che succede a Gradisca in queste ore. Una struttura mangia soldi che serve solo alle campagne elettorali razziste e che non garantisce sicurezza proprio a nessuno. Umanità che “sgomita”.
Le rivolte, nei momenti in cui i dispositivi di terrore come i CPR umiliano l’uomo, sono la risposta più naturale e alta perchè la ribellione non è morte, è ricerca di vita.
Potranno i media descrivere le persone internate nel “non luogo” della sospensione dei diritti costituzionali come ombre non umane, pronte a disturbare i nostri sonni quieti, ora anche untori da dare in pasto alle folle, ma nel gioco del più debole contro il più debole non vogliamo cascare.
Le persone che sono lì dentro sono rinchiuse per motivi amministrativi e i motivi amministrativi sono legati alle leggi. Più una legge limita l’accesso a regolari documenti e più in quei posti accedono “ospiti” che fanno guadagnare qualcuno.
Conosciamo la storia di quei posti ed essa ci ricorda che da lì sono usciti solo morti, inchieste giudiziarie su appalti e affidamenti, lamentele di tutti, perfino di chi è preposto al controllo, ma sopratutto “tanto fumo negli occhi nell’opinione della gente, lo “spauracchio” del migrante calamita di tutti i problemi di questo paese trova la massima espressione propri lì.
L’informazione di regime tira fuori il meglio di sè per giustificare le nefandezze, la violazione dei diritti, le contraddizioni nei fatti di ciò che si afferma voler ottenere dai CIE e ciò che di fatto accade in un territorio. Si vende sicurezza e si ottiene rivolta, giustamente diremo, perchè l’umanità può essere compressa fino ad un certo punto, poi subentra una sorta di osmosi, quella legge per cui ad un certo punto l’essenza umana deve strabordare.
D’altronde basterebbe l’opinione di un bambino che, senza pregiudizi mentali, guardando quel muro spinato, capirebbe che dentro non c’è un parco giochi. L’augurio? Che lo rendano inagibile prima possibile, che finalmente il tema immigrazione non sia più uno strumento da campagna elettorale ma parte di una politica sociale, del lavoro e dello sviluppo economico di un paese che continua a perdere numeri demografici ogni anno, mentre qualcuno ancora sventola la bandiera dell’invasione.
Se il carcere in Italia così come è non produce meno reati ma un sistema dalla porta girevole per cui entrano sempre le medesime fasce di società, il Cie di Gradisca e tutti i CIE in Europa producono solo ingiustizia, instabilità, insicurezza per tutti, tranne per chi ci mangia.
Se la situazione politica e legale non dà alcun spiraglio di liberazione da tali nefandezze, se perfino i “democratici” in Italia come in Europa hanno usato questi luoghi inventandoli o giustificandoli, la rivolta è giusta, ogni persona che ha ancora una dignità in quella situazione ad un certo punto “sgomita”, produce caos fino alla ricerca di una nuova armonia.
Abbiamo conosciuto il fratello di un internato; ci ha raccontato che la sua famiglia in Toscana vive da tantissimi anni. Anche se sino di origine marocchina, sono cittadini italiani pìù di me che vi scrivo per certi versi. Ma il fratello, già finito in terapia intensiva per ingestione di farmaci, anche se facente parte della medesima famiglia non ha ottenuto, da maggiorenne, la cittadinanza e quindi un giorno, si è trovato internato. “Non sapevo nemmeno dell’esistenza dei CIE prima che vi chiudessero mio fratello”… questo è il commento più agghiacciante che abbiamo registrato da questa persona ed è la prova tangibile che il potere tiene sotto traccia tali strutture.
Un sotto traccia che però torna utile quando deve sbattere avanti alle telecamere qualcuno contro cui aizzare la gente. Fomentare i deboli per distrarli dalla mancanza di reddito, dalla difficoltà quotidiana di ognuno, dalla perdita delle certezze che un tempo avevamo, da quella identità che alcuni pretendono di riavere ma che da anni abbiamo sciolto, non per i migranti, nel doping della società consumistica.
“Dividi et impera” dicevano i romani quando dovevano creare malumori tra i popoli dominati. Prepariamoci al dispositivo già pronto… Prepariamoci alla paura indotta. Luciano Capaldo
Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d’obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.
Fabrizio De André
Parola per parola: condivido tutto. Grazie, sig. Capaldo.