Tre indizi fanno una prova. Finora ne abbiamo due. Dalla conferenza organizzata dal Forum sulle mafie e sul loro interesse allo smaltimento dei rifiuti, la attenzione di tutti noi era concentrata sul deposito ex Bartolini di Mossa, diventato un sito di rifiuti da smaltire e sul quale c’è un’indagine in corso che spiegherà i legami dei goriziani con i personaggi interessati al business.
Ieri un altro segnale a Romans, dove sono stoccati 30 mila m cubi di rifiuti inerti provenienti dall’edilizia vicino al fiume Torre di proprietà della Calcestruzzi Trieste srl, specializzata in due attività nel mirino degli inquirenti: il ciclo del cemento e la raccolta dei rifiuti. La magistratura ha ritenuto che ci fosse un quadro gravissimo di violazioni ambientali e ha provveduto al sequestro preventivo degli impianti. Vedremo cosa succederà.
Sta di fatto che bisogna elevare il livello dell’attenzione sociale sulle infiltrazioni mafiose nel nostro territorio, visto che è la stessa magistratura ad avvertire da tempo che non solo non siamo una zona franca, ma che i traffici ci stanno coinvolgendo alla grande.
Alla metà del mese il libro di Luana de Francisco e Ugo Dinelli “Crimini a nord est” ci spiegherà bene dove e come le organizzazioni mafiose stanno investendo nella regione. “L’Espresso” intanto ci informa di come la mafia abbia messo le mani sulla Valle d’Aosta, rilevano imprese, utilizzandole per il riciclaggio e poi abbandonandole e ci racconta come diversi consigli comunali siano stati sciolti per infiltrazioni mafiose.
Qui abbiamo il confine, i casinò, i cantieri navali con gli appalti, le grandi opere, la ristorazione, gli alberghi, insomma settori su cui da tempo i riflettori della magistratura sono accesi, molto meno quelli dell’opinione pubblica che si culla ancora nell’immagine di Gorizia tranquilla e sonnolenta città di frontiera. Anna Di Gianantonio
Rispondi