Buon compleanno a Liliana Segre, cittadina onoraria di Gorizia. Ah, no, scusate, rifacciamo. Buon compleanno a Liliana Segre, insignita del sigillo della città di Gorizia. No, non va bene neanche questa. Vediamo allora: buon compleanno a Liliana Segre che “strumentalizza la storia”: ecco sì, così funziona. Strumentalizza la storia è perfetto. Detto a una persona a cui da bambina hanno tatuato un numero sul braccio: non male, complimenti. Altra parola usata è: “divisiva”. Meglio se sillabata: di vi si va. Come se si potesse stare dalla parte di chi il numero gliel’ha scritto.
In una delle pagine più tristi del tristissimo triennio ziberniano, la tristezza del più triste tra i tristi è arrivata a tanto. Non perché lo pensasse veramente, no. Per salvarsi il culo. Perché l’uomo è cosí, quando è privo di empatia e non vede oltre se stesso. Per salvare una poltrona, o un privilegio, o per avere un tornaconto è disposto a perdere la dignità.
Una città che ha pagato carissima la follia nazifascista, con la deportazione di un’intera comunità, si trova ironia della sorte rappresentata da un uomo che a quella donna fa le pulci al braccio, salvo poi prodursi in una pietosa toppa promettendo di consegnarle il sigillo della città, venendo cordialmente e signorilmente trattato per quel che è.
Basterebbe già questo per chiudere i discorsi sullo spessore di chi amministra la città e della sua scombiccherata corte. Mi devono essere sfuggiti, in questi mesi, gli articoli sul Piccolo che gli chiedevano ma Rudy, e il sigillo alla Segre? Eppure sarebbe stato bello vedere con che faccia di tolla, con che postura con che “ciao, ragazza” si sarebbe presentato al cospetto di questa donna, lui e i suoi lacchè di turno a dispensare selfie e like. Andrea Picco
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