Ieri il “comizio”, pratica ahimè desueta ma da riscoprire, in piazza Vittoria sul no al referendum, oggi la presentazione del libro di Luana De Francisco e Ugo Dinello, Crimini a Nordest.
Due temi, quello della rappresentanza e dell’economia criminale, solo all’apparenza slegati, in realtà intrinsecamente connessi: dove è labile la prima, dove la distanza tra le istituzioni e i cittadini è più profonda, fiorisce la seconda.
Spaventa quell’a nordest del titolo del libro. Spaventa, ma non deve sorprenderci. Siamo un territorio molto appetibile già da tempo, ed è meglio aprire bene gli occhi sui tanti capannoni dismessi, sulla fioritura di sale slot, sui comprooropagoincontanti, sul traffico di rifiuti, sulla coca e l’eroina che attraversa i confini. Anche, sulle attività che nascono e muoiono, sui centri commerciali cresciuti come funghi.
Chi si gira dall’altra parte ha grosse responsabilità. E chi non pensa alle conseguenze indirette, non subito evidenti e per questo più difficili da smascherare, di avere un parlamento formato da persone ancora più distanti dai cittadini di quanto sia ora, a rappresentare un territorio più vasto e che magari nemmeno conoscono perché catapultati qui dal gioco delle liste bloccate, ha lo sguardo miope.
Più le maglie della società civile si allargano, più le fabbriche chiudono, meno attività sorgono, e più l’economia criminale inzuppa il biscotto. Anche a nordest, un tempo locomotiva d’Italia ed ora imbolsita carretta che si fa fatica a tirare. Anche a Gorizia, città economicamente morta, perfetta preda per gli avvoltoi. Andrea Picco
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