Basta silenzio sul taglio dei parlamentari e sul referendum del 20 e 21 settembre.
Discussione pubblica sulle ragioni del NO, il 14 settembre prossimo, in piazza Vittoria.
Il risparmio ottenuto dalla riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari (1 euro e 35 centesimi per cittadino all’anno) vale la perdita di rappresentatività di territori e popolazione (la nostra Regione ridurrebbe i deputati da 13 a 8 e i senatori da 7 a 4): NO
Meno parlamentari alla Camera e al Senato garantisce – in assenza di una legge elettorale proporzionale e di una diversa composizione delle liste dei candidati – maggiore qualità nella produzione legislativa? NO
Otterremo maggiore efficacia sul controllo dell’operato del Governo attraverso l’attività ispettiva dei parlamentari? NO
Il taglio a Camera e Senato renderà più efficiente l’esercizio della sovranità da parte del popolo, frenerà le ambizioni di Governi che impongono a scatola chiusa norme e decisioni al Parlamento invece di eseguire quanto deciso dalle due Camere, restituirà dignità a deputati e senatori ridotti a yes men: NO
Un Parlamento più piccolo consente il riavvicinamento dei cittadini alla politica, permette una diffusa rappresentazione delle istanze di giustizia sociale, economica, ambientale? NO
Forum Gorizia, Rifondazione Comunista, Partito Comunista, la Sinistra per Monfalcone, EkoŠTANDREŽ e Open FVG hanno organizzato una discussione pubblica su questi temi. L’appuntamento è per il 14 settembre, con Marco Cucchini e Furio Honsell, in piazza Vittoria, alle 18.30.
L’intento è quello di spiegare perché la riforma è sbagliata quanto a contenuti, finalità e persino relativamente alle modalità con cui è stata adottata. E di motivare le ragioni del NO al voto del referendum popolare sul taglio dei parlamentari: un taglio che ha superato a stento il vaglio parlamentare (tant’è che è stato possibile dare ad elettrici ed elettori l’ultima parola) e che è stato via via “rinnegato” dagli stessi che nel 2019 l’hanno approvata, con molte eloquenti ambiguità, in nome della “governabilità” e degli accordi politici di maggioranza, e che ora si sono tardivamente accorti del rischio devastante che incombe sulla democrazia italiana in assenza di strumenti per assicurare attraverso il voto una diversa selezione della classe politica e della composizione delle Aule del Parlamento.
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