Ma guarda un po’, il Cisco. A chi gli chiede conto della vergogna dei tabelloni cancellati con lo spray che ancora non sono stati sostituiti e fanno da biglietto da visita per i quattro turisti che si aggirano per la città, commenta testuale: “questo vandalismo è stato fatto su una proprietà privata molto discussa”.
Interpretatela come volete, la frase è comunque significativa. E fa il paio con la mancata presenza del testo scritto in sloveno sull’altro tabellone che campeggia fuori dal Municipio. Non ti riconosco, non riconosco la tua lingua e la tua storia, non esisti.
È questa la cultura fascista, che italianizza i nomi e i cognomi, per esempio. Che bolla la “razza slava” come inferiore, altro esempio. Che cancella testi, canti, persino preghiere in sloveno, altro esempio ancora. Questa è l’aria che si respira, che permea le immediate adiacenze del Municipio. E l’aria, si sa, entra dappertutto, ce ne accorgiamo dalla puzza. “L’amico Klemen” è l’amico da tirare fuori come il vestito per la festa, mentre nei giorni feriali da destra si picchia duro in silenzio contro gli “s’ciavi”
Molto discusso, ma da chi? Da CasaPound, che li ha impacchettati. E Cisco sembra quasi giustificare la cancellazione, perché il vandalismo colpisce un’opera molto discussa dall’estrema destra. Cancellano la storia che gli dà fastidio. E danno dei negazionisti a chi gli dice che Ugo Scapin era più vivo di Lapalisse prima di morire, quando si è fatto la foto davanti al suo nome scritto sul lapidario. L’estrema destra è così, fascista dentro. Andrea Picco
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