È stata presentata oggi la futura piazza Transalpina, e la prima novità è che sarà una terrazza, forse per avvicinarci di più allo stesso unico Cielo, come da cartellone angloitalotedesco in piazza Municipio.
Non mi addentro in questioni architettoniche per assoluta incompetenza, però due considerazioni sul simbolico le vorrei fare. La particolarità e l’importanza di quel luogo, oggi, è che camminando, senza nemmeno accorgerti, sei in un’altra città, un altro stato, un altro mondo fino al secolo scorso. Un muro storico, alto in passato fino al Cielo, oggi non esiste. Che senso ha, per celebrare proprio questa peculiarità, ricostruirlo?
La piazza diventa un grande edificio con sopra una grande terrazza da utilizzare a mo’ di piazza. Ma stando coi piedi per terra, chi arriva in quel luogo si trova davanti un edificio di almeno quattro metri, per quello che vogliono farci stare sotto. Vede un muro, di vetro, ma pur sempre un muro.
Se non ho visto male, per salire in piazza deve prendere un ascensore, che a Gorizia non porta benissimo. Battute a parte, non è più una piazza quella che avremo. Non dico che sarà peggio, dico che sopraelevarla la rende snob, la rende una terrasse, un luogo per quell’orrendo neologismo che è apericena.
L’idea quindi di un centro culturale sostituisce proprio ciò a cui la piazza è preposta, ossia a far incontrare le persone come succede già da parecchio in transalpina. Svuotata di questo significato, che viene assunto dall’edificio che sorgerà, da simbolo si trasformerà in souvenir, perdendo la sua forza evocatrice.
Per questo durante il lockdown chiedevo che fosse tolta la rete, per non intaccare il simbolo, non certo per il piacere di trasgredire alle regole. Ma forse è già nelle cose che sia un souvenir, del resto c’é chi si fa i selfie ad Auschwitz. Cancella la sua storia, per immaginare il futuro. Non è mai una buona operazione. Andrea Picco
Credo di avere interpretato male il rendering. La struttura in realtà va sotto il livello attuale della piazza e non si eleva così tanto come sembra a me dall’immagine, non sta insomma fuori terra di quattro metri come ipotizzavo io, ma meno. Chiedo scusa per l’errore. Adesso tutto sta a capire quanto sta fuori…che il muro che io ipotizzavo non sia in realtà un semplice gradino…😊
Andrea, se strinjam s tabo. Trg Evrope, Transalpina je zame “sveti” prostor, mozaik, ki povezuje obe Gorici je tako simboličen, da je prav greh, če ga izgubimo. Sprašujem se, koliko bo ta nagrajeni projekt stal, kdo bo ta objekt gradil … sprašujem se tudi, zakaj vse te akcije v času Lockdowna (STOPIMO /SPET/ SKUPAJ, KOLESARJENJE PRIJATELJSTVA, ZBUDI SE, ZATE GRE… da se odstrani ograja, ki nas je ločevala v času karantene … meni je žal, da se bomo, če se bomo, šli spet nečesa, ki ni ravno v znaku varčevanja, sploh zdaj v času po koroni, ko je recesija že nastopila … sem prav žalostna, ker bo MOJ SVETI PROSTOR izgubil SVETOST … bodi dobro, kjerkoli že si, dragi prijatelj … lahko noč … ❤️☯️❤️
A me sembra un modo per spendere i soldi così, tanto per spenderli. Un creare strutture senza sapere quali sono le esigenze, né come verranno utilizzate. Forse mi sbaglio, ma a me sarebbe bastato qualcosa di molto più semplice per la piazza Transalpina: un po’ di vita con qualche evento di richiamo. E per Gorizia, animare i centri culturali che già possediamo (il museo di corso Verdi, l’auditorium di via Roma). E preoccuparsi di trovare i fondi per azioni che facciano fronte ai reali problemi dei cittadini. Daniela Careddu
Condivido tutto…!!!
Un obrobrio…sì continua con la vecchia e malata abitudine di pensare e progettare qualcosa attorno ad una possibilità finanziaria (tutta da verificare) e non il contrario….sentito e identificato un bisogno si va in cerca della finanziabilità… !!! La.vecchia politica è dura a morire….sperando non vi sia dell'”altro…perché, come diceva il buon Giulio: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”
Condivido l’opinione di “piazza” uno spazio aperto di aggregazione e la Transalpina attuale ha già queste caratteristiche che si prestano ad iniziative varie, “dinamiche”, intendendo non statiche e preconfezionate come lo sarebbero nel caso di una costruzione, qualunque sia, in spazi chiusi e limitati. Lo spazio aperto si presta a tutto, eventi o concerti, mercatini, incontri culturali vari e quando non utilizzato per un evento resta uno spazio fruibile in libertà da tutti. Questo è il piazzale oggi ed in questo sta la sua bellezza, nell’unione libera e spontanea di gente, anche di paesi e lingue diverse. Un luogo simile così semplicemente libero e spontaneo è difficile da torvare, dovremmo tenercelo stretto.