Senza un polmone si vive, certo, ma con qualche difficoltà. Gorizia e Nova Gorica sono come due polmoni, hanno bisogno l’una dell’altra per vivere al meglio. Con queste parole, ieri sera, Igor Komel ha dato il via alla serata di presentazione di GO-VID. Quando riappare il confine – Ko vidiš spet mejo, documentario sul confine durante il lockdown realizzato da Sara Terpin e Carlo Ghio.
Un’ora di vera emozione grazie a una narrazione fedele a attenta di ciò che ha rappresentato per noi il ripristino della rete sulla piazza Transalpina, ovvero il sovvertimento della nostra quotidianità, la separazione dai nostri affetti, lo sfregio di un simbolo di convivenza.
Più volte lo avevamo detto che quella rete non doveva esserci, che il mosaico al centro della piazza è un simbolo e come tale andava trattato. Purtroppo, però, la rete è rimasta per settimane e settimane ma è stata presto colorata dai disegni dei bambini; la piazza, appena le misure lo hanno concesso, ha accolto persone che attraverso la rete chiacchieravano, si scambiano beni di prima necessità, suonavano, cantavano, brindavano e molto altro.
Quando un senso viene a mancare, gli altri si affinano, si sviluppano ancora di più e così è stato per la piazza: tolta alle persone la possibilità di attraversarla, da luogo di passaggio spesso vuoto è diventata un luogo in cui fermarsi per stare assieme nonostante la pandemia.
Del resto lo stesso documentario è il frutto creativo di ciò che è accaduto e come esso ha sottolineato, c’è voluta la rete per capire quando le piccole cose di ogni giorno siano importanti e non scontate, quanto sia brutto essere privati della libertà di movimento, ma soprattutto quando sia sconcertante dividere ciò che la storia ha unito.
Raccontare Gorizia e Nova Gorica e la vita che si svolge in questo unico territorio non è facile, ma Sara e Carlo ci sono riusciti benissimo, perché si vede che lo vivono ogni giorno e ne percepiscono tutte le sfumature. La fluidità dei dialoghi, in due lingue, è la prova che anche a livello linguistico lo scambio può (e dovrà) essere molto più agile di quanto lo sia ora. L’esigenza delle persone di incontrarsi la prova che non c’è più un di là o un di qua, ma un insieme di persone che cantano e ballano sotto uno stesso cielo.
La prossima settimana il documentario andrà a Lubiana al Festival del Cinema sloveno. Spero che anche lì capiranno la sua importanza e la ricchezza della storia che racconta. Dita incrociate per Carlo e Sara. Ora aspettiamo la proiezione a Nova Gorica! Eleonora Sartori
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