Il centenario della nascita del partito comunista a Livorno è stato festeggiato in grande stile, con conferenze, libri, manifestazioni che hanno davvero colpito soprattutto di questi tempi.
Le celebrazioni sono andate al di là della analisi storica del lontano avvenimento e hanno messo in luce un’emozione che va oltre la politica. Nei commenti delle persone, giovani e anziani, iscritti o no traspariva l’idea che quella militanza fosse stata per loro fondamentale e significativa. Al di là degli errori compiuti dal PCI, al di là dei giudizi dati su Gramsci, Togliatti e Berlinguer, quella storia è stata descritta con partecipazione e affetto.
C’è una sola spiegazione al sentimento che è emerso in questa giornata: si è fatta prepotentemente sentire la nostalgia, non tanto o non solo del partito in quanto tale, a cui tanti commentatori non hanno mai aderito o da cui si erano da tempo distaccati, ma dell’idea di comunità, delle relazioni umane, dell’idea di progresso che esso ha rappresentato. La nostalgia è anche desiderio di profondo cambiamento dell’oggi, voglia di credere che un altro mondo è possibile. Non si sa come, né con chi, perché la strada è davvero accidentata, ma le speranze di cento anni fa hanno la stessa intensità di una volta. Anna Di Gianantonio
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