Gira un video su Facebook in cui un uomo in maschera da sindaco di Gorizia viene premiato con il pappagallo d’oro. Sembra Ziberna, ma dopo poco si capisce che non è lui perché non fa neanche più ridere.
Le battute le deve spiegare, ma il repertorio è fiappo – la prostata che non tiene, questo è il livello – per fortuna dopo cinque minuti finisce e ci risparmia la gara a chi piscia più lontano, anche se metaforicamente lo fa, manifestando il disprezzo che ha per i consiglieri comunali e quindi, per proprietà transitiva, su chi li ha votati.
La maschera del sindaco, forzatamente sorridente per il premio ricevuto, tenta infatti di ironizzare sull’incompetenza dei consiglieri comunali, su chi vuol fare campagna elettorale, ma ormai lo smalto non è più quello di un tempo, quello della foto che sta qui sopra, lui vestito da Gianni e l’altro da (Pim)pinotto: Gorizia frazione di Kabul, almeno, si erano impegnati.
Non c’è niente di più triste di un comico che non fa ridere, ci si sente in imbarazzo per lui, e “fa diol” vedere quanto svilita possa essere una città quando a rappresentarla sono personaggi così, senza arte né parte.
La maschera nel video fa capire che non ci sarà un bis nei prossimi cinque anni, che Dio la ascolti. Resta quest’imbarazzante spaccato carnascialesco, di un uomo nei panni sbagliati da quasi quattro anni, un Ubu re bulimico di potere con la città che due metri più in là agonizza, nel senso unico a fondo cieco in cui l’ha cacciata. Finito il carnevale, ci risparmiasse almeno la quaresima. Le ceneri, quelle, ci sono già. Andrea Picco
Guarda che mi pare abbia detto esattamente il contrario, cioè che si ricandida.