Ancora non è chiaro che la condizione delle donne oggi nel 2021 è peggiorata dagli anni ‘70. Lavoro che non c’è, paghe più basse, servizi insufficienti, lavoro di cura dei figli, anziani, malati sulle spalle, femminicidi, stereotipi culturali di ogni genere. Il nostro paese fanalino di coda europeo per quanto riguarda i carichi di lavoro e la parità.
Queste enormi ingiustizie e disparità riguardano tutte le donne, di destra e di sinistra. Siamo davanti ad un enorme problema sociale e culturale che deve essere messo in discussione a partire da una riflessione su ruoli che devono cambiare, su sentimenti che devono essere discussi, su pulsioni, desideri e immaginari che vanno compresi e verbalizzati.
Negli anni ‘70 queste questioni vennero messe al primo posto da una imponente mobilitazione femminile che
pose al centro del dibattito politico le relazioni tra i sessi, la proprietà del corpo, la struttura dei rapporti famigliari gli obiettivi della politica. O si riparte da lì o non c’è via di scampo. Ci vuole una nuova e radicale rivoluzione culturale nei rapporti, una nuova stagione di lotta per i diritti.
La nostra colpa come donne è continuare a fidarci della politica che quotidianamente ci mette davanti al fatto che questi problemi non vengono affrontati e che al massimo elargisce qualche osso per gentile concessione del politico illuminato. Da donne dobbiamo ritrovarci come un tempo a discutere, a comprendere come la cultura discriminante del paese abbia avuto effetti negativi anche su di noi, rendendoci troppo buone e comprensive. O partiamo dai nostri desideri e dalle nostre ambizioni, sostenendoci a vicenda, oppure saremo subalterne alle diverse maggioranze che decidono se possiamo o no entrare in consiglio regionale. Anna Di Gianantonio
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