Fra qualche ora sarà l’otto marzo, giornata internazionale della donna. Sarà anche il primo giorno di un ennesimo lockdown, mini, ma pur sempre lockdown. A chiudere non saranno tutte le attività o quasi, come esattamente un anno fa, ma da domani gli studenti delle scuole medie e superiori (ri)entreranno in Dad, quell’acronimo che ci fa rabbrividire tutti: genitori, insegnanti e alunni, anche se per motivi diversi.
Non entro nel merito se essa sia effettivamente scuola, se effettivamente i ragazzi imparino qualcosa attraverso questa modalità. Sta di fatto che c’è, traballante e incerta, ma c’è e gli sforzi da parte di tutti sono da riconoscere.
Non posso, tuttavia, non notare l’ironia della sorte, ovvero l’inizio di questa ZonaArancioneRafforzata (qualsiasi cosa ciò significhi) l’8 marzo, giornata internazionale della Donna.
Perché, nella gran parte dei casi, saranno le donne, madri o nonne che siano (e queste ultime con tutti i rischi del caso), a stare a casa a fianco dei ragazzi perché, ricordiamocelo, per la legge italiana i minori di 14 anni non potrebbero stare soli a casa. Non ha importanza se siano svegli, indipendenti, maturi: non possono e basta e se la sfiga ci mette lo zampino tu, genitore, commetti un reato penale.
Alcune mamme sono in smartworking e magari si trovano agevolate (si fa per dire: provateci voi a lavorare concentrate a casa con i figli, magari con una connessione ballerina), ma esiste un esercito di donne che sono: commesse, operarie, infermiere… Insomma, per queste non esiste lo smartworking.
Donne che hanno studiato a lungo, hanno scelto di lavorare per essere indipendenti, altre magari sono costrette a farlo perché con uno stipendio non si vive, non ha importanza: tutte queste donne domani dovranno scegliere se lasciare i figli soli a casa e andare al lavoro, oppure stare a casa e subirne le ripercussioni sul piano lavorativo. Le alternative sono la disponibilità di nonne o di denaro per pagare qualcuno, entrambe non scontate.
Vorrei che questa fosse un’occasione di riflessione per tutti noi, ma soprattutto per chi ci governa, affinché questo periodo orrendo ci insegni qualcosa, ci indichi la strada dei servizi da irrobustire, dei settori sui quali intervenire.
La situazione attuale la stiamo pagando tutti, sia chiaro. Non voglio dire che per gli uomini sia semplice. Il fatto è che a loro non viene chiesto di sacrificarsi socialmente. La donna sta a casa perché costituisce nella gran parte dei casi lo stipendio sacrificabile. Siamo, in altre parole, welfare gratuito.
Da un’indagine Ires Fvg (Istituto di ricerche economiche sociali del Friuli-Venezia Giulia) su dati Istat del 2020 è risultato che nella nostra Regione nel secondo trimestre del 2020 il numero di occupati si è attestato a 506.800, 7.000 in meno rispetto al trimestre precedente e quasi 12000 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel confronto tra primo e secondo trimestre dell’anno si è potuto osservare che il calo ha interessato prevalentemente la componente femminile (- 7.800 unità), mentre quello maschile mostra una sostanziale stabilità (+ 900 unità).
Il Covid ci ha messo in ginocchio tutti, ma se non si investirà in serie e mirate politiche sociali, una fetta enorme di persone resterà così indietro da non poter più recuperare il terreno perduto. Accadrà a scuola, con gli alunni con maggiori difficoltà e accadrà con la forza lavoro più debole che, nel 2021, è ancora costituita per la gran parte dalle donne. Eleonora Sartori
E non solo non li puoi lasciare casa senza custodia, ma non devi neanche addormentarti sul divano! Mica come si faceva fino ad una generazione fa, che si andava e tornava a scuola da soli….Comunque dire “reato penale” non si può sentire…