Arčon sbatte la porta, Medeot più gentilmente la chiude, ma il risultato è lo stesso: Gect senza presidente e vice presidente, e il secondo le motiva con il ruolo marginale riservato dal sindaco alla Camera di Commercio in sede di decisioni strategiche per la città.
Gect acefalo, dunque, proprio quando si dovrebbero mettere in moto i motori per la capitale europea della cultura. Peccato, perderemo anche questa occasione, perché il tempo non aspetta e il 2025 è dietro l’angolo. Gorizia si permette il lusso di buttare un altro anno e mezzo, di arrivare alla fine del 2022 per capire cosa farà entro il 2024 per essere pronta all’evento.
Considerate le tempistiche degli enti pubblici, sarà un’ impresa titanica realizzare qualcosa. Con Ziberna fuori gioco nel 2019 le cose sarebbero state diverse, ora l’obbligo di aspettare la fine del suo quinquennio tiene la città in un’impasse imbarazzante. Intorno a lui tutto crolla, la fuga dei suoi è ogni giorno più precipitosa, soprattutto in quegli “ambienti che contano” e che teoricamente stavano con lui.
La vera e propria guerra con la Camera di Commercio – che è bene ricordarlo, col fondo Gorizia è una delle due casseforti del territorio, l’altra è la Fondazione Cassa di Risparmio – per il mercato coperto, i 9 milioni della regione che non sa dove investire – prima al palaBigot adesso niente palaBigot – la città che crolla a pezzi – transenne dappertutto, non c’è un marciapiede a posto fuori dal corso – : sembravamo nei giorni di lockdown una di quelle città abbandonate a se stesse dei film western, in cui trovi lo sceriffo solo e ubriaco al saloon con la stella sul petto che non brilla più e gli stivali impolverati. Sconsolato, beve perché sa già che c’è un nuovo sceriffo in città. Andrea Picco
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