La coda finale dell’era Ziberna è se possibile ancora peggio dei quadriennio precedente. Solo, in ritardo su tutto, abbandonato al suo destino anche dai fedelissimi più proni nei momenti di gloria, il nostro si agita, promette, pontifica isolato dal mondo reale, convinto che basti per recuperare un minimo di credibilità.
La realtà ci parla di consigli comunali sempre più rari, annullati con le scuse più comiche, delibere che passano solo coi voti dell’opposizione, giunta che non ha più una maggioranza in consiglio comunale che la sostenga ormai da mesi.
Ogni passaggio in consiglio porta con sé la figuraccia dell’ attacco dei suoi, della delibera che non passa, del dietrofront su provvedimenti che lui ha sostenuto come fondamentali, di mozioni che lo imbarazzano come quella sul corso, la cui discussione è evitata più della peste.
Il comune è allo sbando, trascinato in questa situazione da un’amministrazione litigiosa fin da subito – il presidente del Consiglio uscente che attacca il sindaco del suo stesso partito ne giorno del suo insediamento credo sia un unicum nella storia – che si era già spaccata in sede di trattativa per gli assessorati, dieci, promessi a troppi per poter poi mantenere la parola data.
Avremmo potuto far finire l’agonia già un anno e mezzo fa, prima del covid, quando la consortile dell’ aeroporto, primo punto del programma di Ziberna, aveva praticamente i libri in tribunale. Qualcuno decise di salvarlo, facendo perdere alla città altri due anni e mezzo.
Adesso manca ancora un anno e vedere la città piegata in due fa male. Il proverbio dice che il male che si vuole non duole, ma Gorizia non merita questa umiliazione. Andrea Picco
Rispondi