Ormai gliel’hanno scritto in fronte. Tutti a casa: in tre parole la sintesi di quattro anni. Ti svegli, ti guardi allo specchio e leggi che è finita, la giostra si è fermata, ti rispediscono gli abbracci e ciao ragazzo lo dicono a te, fine.
Chi sia il genio che si è arrampicato fin lassù poco importa, quel che conta è che la scritta non scandalizza nessuno, è il pensiero della città. E pesa molto più di una maggioranza che ormai non esiste più.
Il colpo è durissimo, una vera e propria mazzata sui denti. Non si salva niente, di questa amministrazione. Non le balle raccontate a palate, le promesse mai mantenute, le decisioni prese ad cazzum da solo, o con i fedelissimi signorsì di cui si è attorniato. Tutti a casa, punto.
La città non ha più tempo da perdere, con quelli che governano fa quindici anni e l’hanno portata fino a questo punto, a invidiare Monfalcone e la sua sindaca sceriffa che si porta, lei sì, tutto a casa. Questa amministrazione si è creata da sola le condizioni per lo sberleffo di oggi, il manifesto dei risultati che ha ottenuto.
Come al solito cercheranno il nemico, guarderanno al dito quando la scritta gli indica che la luna è nera. Perché fa molto comodo dire che va tutto bene ed è il gesto di un vandalo. Ma i goriziani sanno che, chiunque sia stato, ha ragione da vendere.
A casa Rudy e compagnia cantante, lo chiede la città. A casa, tutti. E dopo pasqua, che sia resurrezione. Andrea Picco
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