Tanti anni fa molti genitori goriziani che avevano pochi soldi insegnavano ai figli a difendere le proprie idee, a mandare a quel paese chiunque approfittasse del suo potere o del suo censo per intimidire e mettere a tacere le idee del figlio/a. Sostenevano che “la dignità non ha prezzo”, anche se sapevano che il prezzo c’era eccome. Dicevano che era meglio andare con le pezze al culo che rinnegare le proprie idee.
Oggi quello che succede in città è uno spettacolo inguardabile e umiliante. Una sorta di gioco del gatto con il topo, un match di boxe dove l’arbitro non suona il gong anche se vede sul ring che uno dei pugili sta crollando. Non si può vedere più il massacro del sindaco, fatto a pezzi dai suoi cosiddetti supporter che non perdono occasione di definirlo nel peggiore dei modi.
Eppure questi stessi avrebbero accettato i migranti nella galleria Bombi, il ricevimento della Decima mas, i cortei dei fascisti di Casa Pound, la denigrazione dei vicini d’oltre confine se il sindaco avesse portato la Zese, parcheggi in città o avesse fatto la voce grossa con Monfalcone.
Non vogliono più il sindaco? Hanno tutti i numeri per sfiduciarlo in consiglio comunale. E il sindaco perché non li manda a quel paese? Perchè accetta questa battaglia fratricida prendendo i colpi sotto la cintura? Se questo è un modo di far politica, anzi se questa è la politica chi non ha mezzo metro di pelo sullo stomaco è meglio che si dia al
giardinaggio. Anna Di Gianantonio
Rispondi