Non so se è messo peggio il controllore o le controllate. La vicenda Obizzi, che rimette la delega a Irisacqua ma resta assessore, riporta in luce lo stato in cui versano le partecipate del comune.
L’aeroporto, sparito dai radar del dibattito pubblico, è una specie di fiaba del sior intento, eternamente uguale, cioè in perdita e impantanato in una disputa tra Enac e soprintendenza che ha mandato in fumo il già velleitario piano industriale che portò alla ricapitalizzazione di 600mila euro di un anno e mezzo fa.
Allora, l’assessore ammise in consiglio di non saper dare un giro su tale piano, in pratica presentando quindi una delibera “in fiducia”. Unico socio che ricapitalizzò, il comune di Gorizia, che da allora è praticamente socio unico.
Perché? Cherchez l’argent, dicono nei polizieschi francesi. Il rilancio dell’aeroporto, con annessi centinaia di posti di lavoro, era il primo punto del programma di Ziberna. A ruota nel fallimento, la Sdag, ora relegata al ruolo di svuota cantine. Recentemente D’Agostino, capo indiscusso dell’autorità portuale, ha ben spiegato che le merci seguiranno altre traiettorie.
La logistica, per fortuna a mio avviso, prende altre traiettorie, e per Gorizia resta un ruolo marginale, che c’è se abbiamo voglia di prenderlo entrando nel sistema portuale del Friuli Venezia Giulia. Anche lì siamo in ritardo, e non mi pare che il resto del sistema stia lì ad aspettarci.
Irisacqua, a trazione monfalconese, e il conflitto d’interessi di Obizzi celano un regolamento di conti in corso nel centrodestra, probabilmente per sgombrare il campo al prossimo candidato sindaco della destra a Gorizia, eliminando quel poco che resta di Forza Italia e degli zibernauti.
Risultato: dopo quattro anni di Ziberna abbiamo una città paralizzata, che ha un telo che nasconde il comune e in cui qualcuno ha scritto Tutti a casa. Se non è un segno dei tempi questo… Andrea Picco
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