Oggi consiglio comunale. Tre giorni, forse quattro: se le cose vanno per le lunghe si potrebbe finire lunedì. Si vota il bilancio preventivo per quest’anno a giugno praticamente, e già questo dovrebbe dare l’idea dei tempi dell’amministrazione comunale.
Cinque mesi dell’anno in corso se ne sono andati. Votiamo, come al solito in palese violazione delle norme, il documento unico di programmazione (DUP) contestualmente al bilancio. Ma questa è la prassi, recitava il mantra l’ex segretario comunale.
Vedremo se l’attuale sarà dello stesso avviso. Vediamo anche se sarà presente: non so quando entri formalmente in servizio. Premesso tutto ciò, ipotizziamo cosa potrebbe conseguire dal voto sul bilancio.
Ipotesi meno probabile ad oggi, stanti le gastriti in maggioranza: il bilancio passa con la maggioranza qualificata dei Sì (21 o più). Ziberna ha ricompattato per l’ennesima volta la maggioranza, si va spediti verso fine mandato e poi tutti allineati e coperti a tentare un suo bis l’anno prossimo.
Il bilancio passa, ma con una maggioranza semplice, cioè Ziberna sta sotto i 21 sì e sfrutta le astensioni o le assenze strategiche. In questo caso, le astensioni hanno pesi diversi: sono salvatrici se di opposizione, sono tattiche se di maggioranza, perché in teoria ci sarebbero ancora i tempi tecnici per andare a votare a novembre, nella finestra delle comunali di Trieste e Pordenone.
Ipotesi che nella quota dissidente della maggioranza non è ben vista: troppo presto. Quindi tatticamente si lascia Ziberna in piedi a ciondolare come un pugile suonato, fino all’anno prossimo.
Diverso se le astensioni dell’opposizione risultassero decisive: in quel caso il perimetro del centrodestra si modificherebbe anche alla luce delle elezioni dell’anno prossimo.
Politicamente, l’astensione o l’assenza questa volta sì che è un voto per Ziberma, e non si può non tenerne conto alle prossime elezioni.
Ultima ipotesi, la bocciatura del bilancio. Nelle ultime due ipotesi, in ogni caso, Ziberma non ha più la maggioranza in consiglio comunale. O si dimette, o lo sfiducia il consiglio. O lo salva una parte dell’opposizione. Andrea Picco
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