Dovessi scegliere un simbolo del fallimento dell’amministrazione Ziberma, direi che galleria Bombi è tra i più significativi. Partendo dal programma che portò Ziberna a indossare la faccia tricolore: “Intendiamo trasformare la Galleria Bombi in un luogo di aggregazione ed attrazione (ad es. con un museo virtuale con strumenti multimediali in grado di proiettare immagini di opere d’arte o di eventi storici, ecc.).” Divenne luogo di aggregazione e attrazione nazionale subito dopo il suo insediamento, quando tutte le TV documentarono l’evento storico della vergogna di centinaia di esseri umani lasciato dormire per terra per mesi, senza acqua – furono chiuse le fontanelle pubbliche – né servizi igienici, perché “creano appeal verso altri profughi”, in uno dei momenti più bassi della storia della città.
Non sapendo come uscirne, Ziberna s’inventò, dopo la chiusura imposta dal prefetto, una riapertura al traffico veicolare per evitare che i migranti tornassero a dormire lì. Prima, disse con traffico in uscita dalla piazza “per attirare in città le persone provenienti dalla vicina Slovenia”, poi gli fu fatto notare che se uscivano voleva dire che erano già entrati e allora cambiò il senso di marcia. Mise a bilancio 500mila euro, commissionò il solito studio al solito studio, la gente si incazzò e lui fece retromarcia. Parziale, perché i soldi li lasciò a bilancio, in attesa di tempi migliori. Che però non sono migliorati, se già due anni fa la galleria iniziava a dare segni di cedimento.
Ora la chiusura, per lavori strutturali: si toglierà la copertura interna in lamiera e si vedrà cosa è successo sotto nel corso dei decenni. Tre mesi, ma il mese di Ziberna di solito ha 120 giorni. Per fortuna che c’è l’ascensore, che va su e giù che è un piacere, proprio fuori dal tunnel el el el, del divertimento oh oh oh. Andrea Picco
Rispondi