Il nostro senatore Razzi ripeteva la filosofia che gli aveva guadagnato il posto in parlamento. “Fatti i c… tuoi, fatti un commercio di busti del duce, di fazzoletti neri, di amari del Fez, studia la storia del pleistocene, lascia stare il 900 e vivi sereno”.
La filosofia del Razzi è ben praticata in città. Da anni annorum i reduci della Decima mas sono stati accolti dai sindaci, tranne uno, senza tanto clamore. Con la scusa di essere vecchietti potevano fare il saluto romano, ricordare le imprese della Decima , invocare la memoria di Junio e rimpiangere il colpo di stato fermato all’ultimo momento. Ma il tran tran decennale è stato interrotto da qualcuno che ha deciso di ribellarsi al fatto che la propria città, unica in Europa, ricevesse nel palazzo municipale e con fascia tricolore, aderenti ad una formazione che era ai diretti ordini dei nazisti e che proprio i nazisti mandarono via, sia per manifesta incapacità militare, sia per i disordini che avevano provocato in città tra italiani e sloveni.
Quindi siamo al paradosso che ricordiamo da un lato la deportazione della comunità ebraica di Gorizia (ma non diamo la cittadinanza alla divisiva Segre e lasciamo quella a Mussolini con le sue leggi razziali) e contemporaneamente accogliamo chi con la politica dello sterminio era d’accordo, celebriamo come eroi truppe che non fermarono gli slavi perché persero nella battaglia di Tarnova e che comunque non avrebbero fermato nessuno perché non era quello il momento in cui l’esercito slavo voleva entrare in città. Infatti, vinta la battaglia, se ne stettero al loro posto.
Nel 2018 ci fu una manifestazione contro la venuta della Decima, che venne accolta dal solito delegato del Sindaco, con saluti romani e inni della Decima opportunamente registrati. La denuncia fatta in procura per apologia di fascismo non portò a nessun esito, perché non si possono punire le “goliardate” .
Invece per quella manifestazione sono inquisiti tre giovani che contro l’esibizione dei labari e della bandiere nere protestarono, senza provocare nessun ferimento o danno. Il messaggio che passa è devastante. L’antifascismo va sul banco degli imputati, mentre una strizzata d’occhio e una pacca sulla spalla a chi inneggia al duce. Il non detto ai fomentatori è “non ti immischiare, lascia fare, oppure scrivi un post, ma non andare in piazza, che ti attenziono.” Solidarietà piena a chi si muove nel solco di una Costituzione antifascista, continuamente messa in discussione. Anna Di Gianantonio
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