L’astensionismo non è un fenomeno nuovo, ma le sue dimensioni sono divenute, anno dopo anno, sempre più preoccupanti. Una singola tornata elettorale non può cambiare le cose, lo abbiamo visto con l’impeccabile e capillare lavoro di Adesso Trieste, ma può immettere nel terreno i semi del risveglio del desiderio di esprimere il proprio voto.
Come? Certamente andando di quartiere in quartiere, parlando, chiedendo, ascoltando ma non basta. Affinchè queste azioni non sembrino solo un lavoro di facciata, condotto da quelli che vogliono far intendere di essere diversi ma diversi non sono, è necessario cambiare radicalmente le strategie politiche predicate e attuate da chi la politica la fa da tempo, ripartendo dalle persone e non dai “brand”.
Significa che per il bene della città si può e di deve coltivare alleanze (coltivare!!!), stando bene attenti però a lasciare fuori dalla porta i personaggi di cui negli anni si sia appurata l’incoerenza, la strafottenza, la maleducazione, il bieco interesse a mantenere una posizione. Il loro interesse per la città è sotto zero.
In una città di 30 mila anime è un’operazione piuttosto semplice in verità, basta non soffrire di demenza. La logica del “cosa mi offri se” deve cessare subito, perché gli elettori o i potenziali tali ne hanno le scatole piene.
Io di certe infelici uscite di alcuni occupanti il Consiglio comunale mi ricordo bene, e mi chiedo, qualsiasi sia la loro appartenenza, destra, centro o sinistra, come si possa pensare di condividerci anche un solo caffè, figuriamoci una campagna elettorale.
Bisogna avere il coraggio di allargarsi senza timore di perdere l’identità ma al contempo tenere ben lontane le persone che hanno dimostrato la loro pochezza umana e politica. A buon intenditor… Eleonora Sartori
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