L’ultima pagina del Piccolo di ieri e la visita del presidente della Repubblica sono le due facce della stessa medaglia.
Non precisati motivi di ordine pubblico – chi dice gravi, chi più malignamente dice che i fischi erano il vero problema – suggeriscono allo staff quirinalizio di fare passeggiare tra ali di nulla il Presidente della Repubblica a Gorizia.
L’incontro con l’omologo sloveno è di per sé è importante, alla luce della candidatura delle due città a Capitale Europea della Cultura 2025, ma va in scena una specie di fiction, in cui la vita reale non c’è.
Si parla di popoli amici, e ce n’è solo uno a Nova Gorica, in Transalpina nessuno. Telecamere strette sui protagonisti e via, pronti per la vera vita reale, quella dei media.
Addirittura sulla passerella a Salcano Ciak si gira: prima i presidenti, poi coi sindaci e i rappresentanti vari, con i fotografi a fare le foto di scena. La gente, nel frattempo, chiusa in casa, vietato uscire.
Ormai assuefatti al divieto, alla restrizione della propria libertà, nessuno ci fa caso. Il presidente degli italiani senza gli italiani. Con centinaia di poliziotti e carabinieri a proteggere il nulla, a far finta che sia una festa.
In una città che lo accoglie, li accoglie entrambi, con un manifesto che più falso non si può: ritrae una città che non esiste, “a misura di turista” hanno pure il coraggio di scrivere. Il tutto è falso, il falso è tutto, diceva Gaber. Benvenuti Presidenti!, anche voi all’interno di questa narrazione falsa, che è insieme patetica e irritante.
Ascensore in castello: fatto! Mercato coperto: fatto! Spiagge (plurale) e canoe al parco di Piuma: fatto! Benvenuti, Presidenti! Giornata storica, certo.
Un set permanente, in cui siamo tutti comparse, se si può, se non creiamo pericolo. Matteo, hai tolto il cartello Caselonghe troppo presto, qua si continua a girare. Come può reggere una città, una comunità, un sistema così? Andrea Picco
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